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FEMMINICIDI: una banale scelta tra violenza fisica e violenza sessuale in un mondo grottesco.

Questo scritto è presente sul sito www.poetarolando.com in ragione dei suoi contenuti socio-filosofici.
Esso ha tuttavia anche importantissimi contenuti di Psicostasìa Fisiognomica; ritengo pertanto opportuno segnalarlo agli studiosi di tale mia nuova scienza, mediante sua collocazione anche in questo sito.



Riassunto

La vera causa dei femminicidi non è rilevabile dai fatti mostrati dalla cronaca.
La vera causa sta nelle proprietà intrinseche della sessualità degli esseri umani.
La maschilità e la femminilità sono espressioni fisiologiche preposte a sostituire la violenza fisica, cosicché l’impedimento alla loro estrinsecazione determina il ricorso al primitivo istinto della violenza fisica.
La maschilità e la femminilità costituiscono un particolare tipo di violenza finalizzata ad attenuare i pericoli della violenza fisica. Tale particolare tipo di violenza è la violenza sessuale.
La violenza sessuale è implicita sia nella maschilità che nella femminilità ed è accettata in ragione di un suo abbinamento a sentimenti di benevolenza.
Quando vengono a mancare tali sentimenti di benevolenza l’uomo non è disposto ad esercitare la sua violenza sessuale sulla donna, per cui egli tende ad esercitare su di essa soltanto violenza fisica. Pertanto, il problema non sta nella violenza sessuale esercitata dall’uomo, bensì nella violenza sessuale che NON È ESERCITATA DALL’UOMO.
Tale mancanza di violenza sessuale esercitata è quella che si verifica in due situazioni:

1)   quando la donna è TROPPO disponibile a farsi penetrare e con ciò debilita fisicamente l’uomo evidenziandone i suoi limiti virili ed esercitando così una violenza fisica su di esso;

2)   quando la donna impedisce materialmente all’uomo di penetrarla nei modi e nei tempi che lui vorrebbe decidere in modo assoluto.

La maschilità e la femminilità sono entrambe presenti sia nell’uomo che nella donna, nel modo che è conoscibile dall’osservazione del loro naso secondo le scoperte della Psicostasìa Fisiognomica. In base a ciò, esistono segretamente donne più maschili della generalità degli uomini; così pure esistono segretamente uomini più femminili della generalità delle donne.
La maschilità e la femminilità sono proprietà che si estrinsecano, o l’una o l’altra, in molteplici, specifiche e precise situazioni ambientali che sono estremamente variabili; tali variazioni determinano una continua modificazione delle esigenze sessuali ad esse relative e quindi una modificazione degli equilibri di legame tra uomo e donna.
Ciò significa che tra due partner "fedeli" l’attrazione sessuale è soggetta a variazioni che dipendono da come, la loro rispettiva Linea della Sessualità, si differenzia al variare delle modifiche del riferimento ambientale apportate dalla costanza del rapporto.


La vera causa della violenza sulle donne

I femminicidi creano due tragedie:
la tragedia della donna che viene uccisa e la tragedia dell’uomo che, con tale delitto, distrugge anche la propria vita. Infatti, qualche volta l’uomo che uccide la moglie finisce la sua vita in carcere, ma nella maggioranza dei casi si suicida.
Al di là degli aspetti morali, che attribuiscono frettolosamente la responsabilità del fatto esclusivamente all’uomo, i femminicidi costituiscono un dramma che sarebbe ovviamente auspicabile non si verificasse mai.
Tuttavia, nonostante le campagne mediatiche contro i femminicidi e nonostante le manifestazioni di piazza, i femminicidi avvengono secondo frequenze che non subiscono alcuna riduzione.
D’altronde, anche i richiesti inasprimenti della pena non hanno alcun senso. Ciò è quanto deducibile dal fatto che un femminicidio può essere punito con periodi carcerari estremamente differenti per "motivi aleatori", che vanificherebbero qualsiasi inasprimento teorico della pena.
Se ciò non bastasse, l’aumento teorico della pena per tali delitti non avrebbe alcuna deterrenza, giacché il femminicida è lui stesso distrutto dalla situazione: al punto che, come già detto, generalmente egli premedita il proprio suicidio dopo l’omicidio; cioè uccide sapendo che morirà anche lui.
Per queste ragioni il problema va affrontato cercando le sue cause più profonde; cause che solo la Psicostasìa Fisiognomica è in grado di conoscere (e che invito a studiare riferendosi a quanto illustrato nel sito www.psicostasia.it) e qui esposte in modo sintetico.
Tra queste cause vi è il fatto che la sessualità di qualsiasi individuo non è mai assoluta, ma sempre relativa ad una specifica situazione ambientale. Ciò comporta che, a seguito di una naturale variazione del riferimento ambientale, in qualsiasi coppia cambia continuamente anche la sessualità dei due amanti. Tale cambiamento delle esigenze sessuali, che rende non più accettabile la coppia, fa regredire la sessualità al suo stato arcaico di violenza fisica.
Alla mutevolezza del riferimento ambientale, vanno poi associate le due peculiari linee materiali del naso dell’individuo: la linea del dorso nasale visto dal davanti e la linea del dorso nasale visto di lato.
La prima linea rivela il tipo di sessualità posseduta dall’individuo nelle possibili situazioni ambientali. La seconda linea rivela l’entità di amore necessaria per l’estrinsecazione della sessualità indicata dalla prima linea.
Infine va considerato che, la capacità di violenza di un qualsiasi individuo, è soggettiva ed è anch’essa relativa a specifiche situazioni ambientali.
Tale violenza, che un qualsiasi individuo è capace di rivolgere al suo prossimo, è conoscibile dalla forma della linea della sua bocca (in un modo semplice quanto esatto).
Ciò significa che, le donne, hanno ora la possibilità di sapere in anticipo se un loro amante potrebbe diventare il loro assassino e perché egli potrebbe diventare tale.
Significa pure che gli uomini, hanno ora la possibilità di conoscere la profonda natura delle loro donne e di valutare, pertanto, il rischio di essere traditi o abbandonati.



La vita, bene supremo

Dopo che un uomo ha ucciso una donna, subito si alza un urlo da stadio tipo "Arbitro cornuto!" contro tale uomo. Un urlo che è quello di una massa di gente inferocita che grida vendetta!
Un essere umano che uccide un altro essere umano è un assassino. Punto.
La legge (almeno teoricamente) prevede per questo delitto il massimo della pena e sta, con ciò, ad indicare che in una società civile non si deve uccidere.

Io sono pienamente d’accordo; la vita va rispettata in ogni sua espressione.
La vita la considero talmente sacra al punto che io debba, oggettivamente, ritenermi un caso patologico: infatti non riesco neanche a guardare i normali documentari sulla natura dove un qualsiasi predatore uccide la sua preda.
Tale fatto sarà pure naturale, ovvio e necessario, ma in me l’uccisione di un essere vivente suscita troppa compassione, tristezza, commozione: conseguentemente, cambio canale per non vedere le citate scene naturali, che per me sono inaccettabilmente cruente.

Ciò premesso, non ignoro il fatto che la violenza è ciò che pervade qualsiasi società umana. È ciò che regola i famosi equilibri ecologici, in cui il predatore svolge una "utile" funzione evitando un eccessivo proliferare delle prede…
Io non ignoro il fatto che milioni di galline, pecore, maiali, mucche, vivano ogni giorno solo nell’attesa di essere uccisi nell’età per loro più bella (è quella in cui le loro carni sono più buone), perché gli uomini debbono farli a pezzi, cucinarli e mangiarli, a causa di una inevitabile legge di natura.
Non ignoro nemmeno che, in ogni parte del mondo, esistano uomini che vanno in giro con mitragliatrici e bombe, allo scopo di uccidere più nemici possibile.
A volte tali uomini armati sono addirittura istituzionalizzati, sotto forma di soldati a difesa della patria, sotto forma di eserciti.
Per qualcuno che non sapesse cosa significa la parola "esercito" segnalo che, una settantina di anni fa, mediante legittimi eserciti, furono ammazzate circa 60 milioni di persone: nei modi più cruenti possibili, scientificamente e tecnicamente pianificati, giuridicamente leciti.
Ciò avvenne mediante un fenomeno normale, chiamato guerra; con la guerra, inizialmente tutti dicono che è necessaria, ma poi, dopo che si è conclusa, tutti dicono (con ridicola saggezza!) che è stata una follia!
D’altronde la violenza è un istinto che, anche se fosse presente in un solo uomo, potrebbe creare due fatti:
o l’uccisione delle persone esterne
o l’uccisione di tale uomo violento
La storia insegna che tali fatti si verificano entrambi. Dopo aver vinto l’inerme, l’assassino si trova di fatto a fronteggiare qualche altro assassino come lui che, per una legge di probabilità, c’è sempre.
Cosicché il discorso si allarga automaticamente alla comunità, alla pluralità degli individui, fino a rendere necessariamente funzionale l’affidamento alla collettività l’onere di eliminare l’assassino.


I vari aspetti della violenza nella storia

Da sempre, peraltro, tutte le società umane sono state strutturate in modo che, pochissime persone fossero ricchissime, potentissime e felici, mentre tantissime persone fossero invece poverissime e sofferenti.
Anche al giorno d’oggi, notoriamente, in ogni parte del mondo si verifica che i ricchi diventano sempre più ricchi, ed i poveri diventano sempre più poveri!
Come mai esistono fatti che teoricamente vengono considerati esecrabili, ma che in pratica si verificano sempre, comunque, e dovunque?
Dai fatti storici deduco che, nonostante tutti si considerino molto intelligenti, nessuno è mai stato in grado di cambiare tali "cose brutte".
Da tale deduzione ne deriva un’altra: nessuno ha capito le vere cause delle sventure umane, e quindi nemmeno le cause dei femminicidi.
Allora, cerco di facilitare tale comprensione dall’esposizione di quanto segue.
Le cose da considerare sono due:

1.     La violenza

2.     La Psicostasìa Fisiognomica

Dall’esame dei fatti emerge una proprietà che accumuna ogni essere vivente: la violenza.
Una violenza che è l’essenza della vita, giacché la vita è la conseguenza di un’alimentazione derivante da una prevaricazione. Una prevaricazione derivante da una uccisione di altri animali conseguente al fatto di poter disporre di una superiorità maggiore. Una prevaricazione che deriva quindi dalla possibilità, premiante, di essere più violenti di chi ci sta attorno.
Se riflettiamo sulla figura dei capi, dei re, non possiamo non vedere che tale figura (o ruolo o potere) deriva dal fatto originario che, un uomo, ha imposto con la violenza il proprio predominio.
E ciò allo scopo di intimorire, impossessarsi di ciò che era posseduto dall’individuo inferiore o dominato: perfino la vita.
I re, infatti, inventavano ed imponevano leggi secondo le quali era giusto che il popolo pagasse le tasse, cedesse i suoi averi ad essi re o capi per farli vivere nella massima comodità e ricchezza: chi non era d’accordo veniva imprigionato, torturato, ucciso. Tra tali "invenzioni" basti citare il diritto del "Nobile" di turno di sverginare qualsiasi donna prima del suo matrimonio!
In ogni caso, qualsiasi tipo di violenza fu poi denominato "giustizia", per consentire al popolo di illudersi che esso non veniva violentato dalle istituzioni, perché tale giustizia contribuiva al rafforzamento di un re che era necessario alla protezione del popolo stesso.
Questa violenza veniva cioè mascherata, a seconda delle circostanze, come un’azione effettuata per scopi comunque sempre finalizzati al bene dell’umanità.
Così cominciarono le attività degli esploratori, che rendevano schiave le popolazioni selvagge per renderle "civili" (ovviamente perché le terre dove abitavano servivano ai conquistatori).
Così si mandarono navi, con cannoni e soldati brutali, a conquistare terre per la creazione degli imperi e per la fondazione di dinastie atte a perpetuare legalmente la prepotenza.
Così si fecero guerre religiose, per far conoscere quanto era bello avere un Dio buono e giusto, mediante carneficine di gente tranquilla che sarebbe stata volentieri come stava.
Così pure si fecero guerre in nome del comunismo per rendere gli uomini tutti uguali (ma ovviamente diversi da chi li comandava…). Così pure si fecero guerre per far guidare il mondo da razze superiori, qualificate mediante apposite ideologie fasciste, naziste, capitalistiche…eccetera, eccetera.
Se poi vogliamo cogliere sfumature di tale violenza, intrinseca del genere umano ed abbondantemente illustrata dalla storia, basta soffermarci un po’ sul Medioevo: sulle atrocità, sulle torture inaudite che, la "Santa" Inquisizione, infliggeva su tutti coloro che avevano la grave colpa di essere considerati scomodi o pericolosi per il potere papale!
In pratica vediamo che, più il re è forte, più egli crea prepotenze violente e crudeli.
Da questi fatti emerge dunque, storicamente, che l’omicidio è un delitto solo quando l’assassino è uno sfigato, un povero cristo, un disperato.
Altrimenti l’omicidio è un atto di giustizia di cui vantarsi pubblicamente: i martiri che venivano crocefissi o che venivano sbranati ai tempi dell’impero romano erano semplicemente "nemici dell’impero", e con la loro uccisione ci si organizzavano fastosi spettacoli per il popolo.
Come, del resto, si faceva con la generalità delle condanne a morte (ghigliottina, garrota, impiccagione, fucilazione…), le quali avvenivano in modo da essere mostrate al popolo gaudente….(ma intimamente terrorizzato, come voluto da chi le aveva fatte eseguire).
Da questi episodi emerge che la violenza non è un qualcosa di profondamente connaturato  solo negli animali per un’esigenza alimentare; essa è anche un "qualcosa" di presente nell’uomo in un modo estremamente esagerato: in ragione della facilità con cui viene sempre giustificata dalla ipocrisia umana, ed in ragione della facilità con cui viene mascherata da atti legittimi.
Basti considerare la violenza delle tifoserie sportive: non ci sono esigenze alimentari per la sopravvivenza; c’è solo un’esigenza di essere violenti, di fare del male, un’esigenza di trasformarsi in "guerrieri".
Un’esigenza che, per essere appagata, ha richiesto l’invenzione di un "avversario sportivo".
Avversario nel senso di "avverso", contrario, e pertanto da picchiare, uccidere: perché? Perché sì!
Anche senza giungere al caso limite delle tifoserie violente, è facile rendersi conto che qualsiasi sport è sempre una gara finalizzata a stabilire chi è il più forte, il più furbo, il più! Ciò è quanto facilmente rilevabile dai titoli degli articoli dei giornali sportivi: un inno alla violenza! In ultima analisi, tutti gli sport sono finalizzati a creare regni circoscritti, entro i quali creare una gerarchia di superiori: i campioni. Una gerarchia implicitamente finalizzata a codificare le violenze, il pericolo, il dominio.
Le olimpiadi costituiscono l’apoteosi di tale concetto di esaltare una superiorità in uno sport, per allargare il concetto di tale superiorità secondo modalità subdole e falsanti proporzionali al potere economico e politico (controllo dei mass-media) del vincitore.
In altre parole, se la guerra non ci fosse, qualcuno la inventerebbe di sicuro e con urgenza, per dare libero sfogo al sadismo, alla crudeltà, alla violenza, alla volontà di sopraffare il proprio antagonista: impulsi presenti in ogni essere umano.
Un essere umano la cui obbiettività è messa in ridicolo dalla famosa barzelletta in cui un uomo dice: "Le donne sono tutte puttane….meno mia madre, mia sorella e mia moglie"!


La aleatorietà della Giustizia istituzionale

Assodata l’esistenza storica e congenita della violenza umana, resta comunque la vitale esigenza di contenerla, limitarla il più possibile: per questa ragione nelle società umane sono applicate leggi che puniscono l’esercizio della violenza…ma solo se attuato mediante armi. Nel senso che, per esempio, negli aeroporti vengono sottratti ai passeggeri perfino dei taglia-unghie, ma non si considera esistente alcuna differenza di pericolosità tra un giovane alto, forte, esperto in arti marziali, che pesa 100 Kg, ed un vecchietto di ottanta anni, piccolo, gracile, inerme, che pesa 50 Kg. Ovvero, non si considera che un vecchietto del tipo citato anche se avesse un taglia-unghie non è armato, mentre un gigante giovane ed atletico esprime intrinsecamente un’arma pericolosissima "anche se non è dotato di taglia-unghie"!
Chissà perché i "buttafuori" del locali pubblici, sono sempre giganteschi e picchiatori e non sono mai costituiti da vecchietti con il taglia-unghie in bella mostra!!!
Dai fatti di cronaca, dalle sofferenze create dalle disparità sociali ed economiche, si può constatare che tali leggi contro la violenza costituiscono un deterrente poco efficace: sia per la loro ambiguità espressa dal sopra citato esempio, sia per le difficoltà di una loro concreta applicazione.
Tali leggi costituiscono semplicemente uno strumento che giustifichi una "giusta severità dello Stato"; uno strumento dotato di grandi possibilità di impiego, in ragione delle sue vaste possibilità di interpretazione soggettiva.
Tanti giudici, tanti tribunali, tante sentenze, tanti elementi interpretativi che consentono "allegramente" di fare qualsiasi cosa, di dire tutto ed il contrario di tutto. Gente che per uno stesso delitto viene assolta e lasciata libera di continuare a fare quello che più gli piace e altra gente che viene, invece, punita in modi distruttori di vita.
In sostanza, ovunque, si ha sempre una GIUSTIZIA che è tale solo per alcuni e che è INGIUSTIZIA per gli altri.
Come mai? A tale domanda si potrebbe rispondere in modo essenziale (ma purtroppo incomprensibile se non viene detto dal Papa) che "la sofferenza umana è necessaria all’alimentazione dei Demoni e degli Angeli (esseri ultra-dimensionali e nostri parassiti psichici).
Si potrebbe inoltre aggiungere che il "perché ed il percome" è chiaramente esposto nel mio libro UFO, Carnefici dell’uomo (scaricabile gratuitamente da questo mio sito internet www.poetarolando.com).
Tuttavia, si potrebbe rispondere anche con l’inconcludente modo classico:
"Purtroppo l’essere umano non è perfetto, e non sempre riesce a fare ciò che ritiene giusto".
Inconcludente, perché in tale classica risposta ci sarebbe infatti da aggiungere che, ciò che ritiene giusto l’uomo, è "TUTTO ed il contrario di TUTTO"; ovvero che tale classica risposta è semplicemente una risposta utile a…. far prendere aria alla bocca!


Perché la Giustizia crea il dolore dell’ingiustizia

In alternativa alle due poco piacevoli risposte considerate, c’è una terza risposta, la quale è fornita dalla Psicostasìa Fisiognomica, la scienza da me fondata.
Tale risposta è semplicemente "LA RISPOSTA".
Una risposta la cui importanza dipende, ovviamente, da cosa viene capito di essa da parte del lettore.
Ovvero, dai lettori che gli Angeli hanno deciso che la capiscano.
I moderni mezzi di informazione ci segnalano in continuazione fatti delittuosi in cui un uomo uccide una donna. Ciò avviene in un modo così frequente che è stato coniato un nuovo nome: femminicidio.
Nelle nostre società moderne, le donne hanno conquistato una parità sociale con l’uomo che è imposta per legge (fatta da….chi, dove, quando, perché…boh!).
È infatti proibita qualsiasi discriminazione sessuale.
Anche in politica, gli incarichi di potere devono essere distribuiti in uguale misura tra uomini e donne.
Perfino nelle aziende pubbliche, nelle quali il capitale è dello Stato, il potere gestionale deve essere ripartito in parti uguali tra uomini e donne.
Questa imposizione dall’alto della uguaglianza, mi rende un po’ perplesso: io penso alla parola "matriarcato", usata per indicare società di animali o di uomini dove a comandare è, come risultato di un libero confronto naturale, la femmina, la donna.
Mi rende perplesso perché, se in molte situazioni le donne gestiscono il potere senza che nessuna legge politica sia intervenuta a regalarglielo, è perché tali donne hanno imposto, hanno espresso la loro superiorità, la loro capacità egemonica; è perché tali donne hanno convinto gli uomini che era meglio far comandare le donne.
Nel contempo, tale considerazione pone la domanda: "Come mai nella nostra società moderna, invece, le donne acquisiscono il potere solo per il fatto di essere donne, e quindi indipendentemente dalle loro capacità o meriti"?
Una risposta a tale domanda implica che, in tale nostra società moderna complessa, le donne non sono in grado di esprimere autonomamente, quelle potenzialità che, in altre società sono capaci di generare il matriarcato; nelle società moderne le donne acquisiscono il potere mediante apposite leggi.
La ricerca della soluzione a tale problema diventa importante se si guarda alla condizione in cui si trovano le società moderne. Una condizione di continuo declino, di degenerazione culturale, sessuale, civica, economica.
Ciò, in attesa della solita grande guerra che ponga gli esseri umani in condizioni di sofferenza estreme. Dopo che la guerra è finita, infatti, gli esseri umani fanno convogliare le loro risorse fisiche e mentali solo all’acquisizione delle cose indispensabili, alla ricostruzione delle strutture vitali. Dopo una guerra gli esseri umani stanno talmente male che devono pensare solo a come procurarsi il cibo, e non si curano più delle altre cose marginali. Il passato viene così dimenticato insieme alle sue ingiustizie. E così la società continua nel suo costruire il progresso: per poi distruggerlo, ciclicamente. L’involuzione sociale è una condizione in cui la popolazione è sempre più sfiduciata, infelice, ribelle, disperata: come quella attuale. Per rendersene conto basti citare l’uso delle droghe in quantità sempre maggiori; e ciò, nonostante tutte le polizie del mondo abbiano, come compito principale, quello della lotta alla droga!
Perché l’essere umano tende a cambiare la realtà in cui vive mediante l’ubriacatura con alcool? Perché egli tende a cambiare la realtà che percepisce  mediante le alterazioni create dalle droghe?
Nelle nostre società moderne c’è evidentemente qualcosa che non va; c’è qualcosa di sbagliato che non fa evolvere la società verso il benessere a cui aspira.
E allora si insinua quella domanda che era tanto di moda al tempo in cui, il comunismo dell’URSS, divideva a metà con il capitalismo degli USA la gestione del mondo.
Tale domanda era: "Ma siamo sicuri di essere tutti uguali e di avere tutti gli stessi diritti"?
Le istituzioni ci dicono di sì, ma qualche dubbio resta…..
Il trionfo del capitalismo, avvenuto ormai da vari decenni, non mi sembra che abbia apportato grandi miglioramenti nella società umana: nel mondo continuano ad esserci come sempre guerre e rivoluzioni, continuano ad esserci sempre gli schiavi, i poveri, i disperati che vivono insieme ai ricchi, ai potenti, ai liberi di fare quello che vogliono.
Il fallimento del comunismo, in particolare, ha dimostrato l’impossibilità di spegnere il desiderio di competere, di emergere sul prossimo, di essere più bravi, di diventare più ricchi; al comunismo è infatti subentrato il capitalismo con elezioni politiche che, per quanto manovrabili dalla propaganda, contengono sostanzialmente un po’ di libertà.
Ha dimostrato, cioè, che la diseguaglianza è una legge di natura. In natura c’è solo competizione; c’è solo la legge della giungla, dove il più forte mangia il più debole.
Infatti, nonostante il nome "comunismo", anche nelle società comuniste esistevano le gerarchie: i molteplici livelli di potere, dove c’erano quelli che comandavano e quelli che obbedivano, c’erano quelli ricchi e c’erano quelli poveri.
Ciò significa che l’uguaglianza può essere imposta per legge, ma solo in certi ambiti e, soprattutto, solo creando altre disuguaglianze, altre ingiustizie.
L’evidenza di tali fatti dimostra che, nelle società moderne, ci sono concezioni ideologiche sbagliate, che qualcuno ha interesse a consolidare mediante l’immenso e invasivo potere dei mezzi di informazione che fanno capo ad un "meraviglioso prodigio della tecnica": il televisore!
Con la televisione miliardi di esseri umani vengono indottrinati su cosa è giusto e su cosa è sbagliato; indottrinati, perché vengono messi preventivamente nella condizione di non capire e pertanto liberi solo di fidarsi del "potere centrale".
Qualsiasi cosa vediate in televisione è infatti sempre immersa in musiche, canzoni, suoni di sotto-fondo che hanno il solo scopo di affaticare il cervello nell’analisi di rumori inutili per far subìre al telespettatore solo i messaggi che egli deve recepire in termini di obbedienza; ciò vale sia per qualsiasi cosa reclamizzata per la vendita sia per qualsiasi messaggio suggestivo subliminale presente su qualsiasi film o telefilm.
Esiste infatti un potere centrale invisibile, subdolo, che agisce mediante "innocui" film, documentari, talk-show culturali, per nascondere la propria violenza. Una violenza istituzionalmente legittima, necessaria, ma pur sempre violenza; quella violenza che tutti condannano, ma che tutti tendono ad esercitare appena possono farlo.
Per potere centrale qualcuno potrebbe giustamente intendere il potere politico, l’evidenza del potere lobbistico, massonico, economico, sempre esistito in qualsiasi periodo storico ed in qualsiasi tipo di governo, sia dittatoriale che democratico. Tuttavia, il "potere centrale" a cui mi riferisco è un potere "più centrale del centro"! Infatti, io intendo riferirmi al potere degli Angeli, i quali conferiscono il potere agli uomini da essi scelti per l’attuazione dei loro interessi "angelici".
Tali "potenti della terra" infatti, non è affatto detto che siano mostri di grettezza; essi potrebbero essere, per contro, grandi filantropi idealisti (la stessa Massoneria è storicamente animata da programmi volti al bene dell’umanità).
Nonostante ciò, il modo di operare a "settori stagni" tipico delle società moderne in competizione tra esse, crea risultati globali lontani dagli intendimenti filantropici dei singoli.
Quei risultati globali voluti proprio da chi ha architettato "l’ordine mondiale" a settori stagni, e comunque comunicanti in modo inadeguato: gli Angeli degli UFO.
Per "Angeli" intendo esseri materiali ultra-umani, ultra-evoluti, ultra-dimensionali, e perciò sfuggenti ai nostri banali cinque sensi; Angeli che non sono necessariamente quelli belli e buoni con ali per volare, bensì semplicemente i NOSTRI PADRONI ASSOLUTI.
Quegli stessi Angeli o, divinità, che costituiscono la struttura delle religioni (scusate se è poco…giacché manovrano solo il 99% della popolazione mondiale!).
Angeli che finora, tuttavia, sono considerati privi di una loro fondamentale caratteristica: quella di dover mangiare, quella di doversi alimentare come ci alimentiamo noi esseri umani, come si alimentano gli animali.
Invece anche tali Nostri Padroni quasi divini hanno fame!
I potenti della terra non hanno colpe: essi fanno solo il loro sporco lavoro che è stato loro ordinato dagli Angeli.


Il significato dell’alimentazione

Essendo super-intelligenti (sennò che esseri superiori sarebbero?) gli Angeli hanno finora ben nascosto questa loro esigenza alimentare.
Per fare questo hanno inventato la più grande scemenza che sia possibile imporre alla mente umana; questa scemenza viene universalmente considerata una cosa scientifica, una cosa vera, una cosa seria, intelligente.
Tale scemenza è quella delle CALORIE ALIMENTARI.
Secondo tale scemenza, gli esseri viventi mangiano carboidrati, proteine, grassi, vitamine, per appropriarsi delle calorie contenute in tali alimenti, e da tali calorie trarre poi l’energia necessaria al mantenimento della vita!  Così facendo, gli esseri umani associano il cibo alla materialità di esso: un chilogrammo di pane, due chilogrammi di carne, cinque chilogrammi di patate, eccetera.
È un po’ come se, considerando che gli orologi misurano il tempo, più sono grandi più dovrebbero essere precisi!
Così facendo gli esseri umani, non potranno rendersi conto che, in realtà, l’alimentazione è un fenomeno universale che riguarda qualsiasi espressione materiale; né potranno rendersi conto che l’alimentazione è finalizzata all’evoluzione verso un assoluto divino di tali espressioni materiali.
L’alimentazione è un fenomeno in cui la materialità dei cibi è soltanto il contenitore dell’essenza alimentare; tale essenza è costituita dall’energia psichica, ovvero dalla spiritualità intesa come cognizione esistenziale.
Ignorando questo fatto, mediante il "continuo uso del pallottoliere" per fare la somma delle calorie degli alimenti mangiati, l’umanità non potrà mai capire che le sue sofferenze, derivanti dalle caotiche aggregazioni sociali sono, in realtà, create dagli Angeli degli UFO per procurarsi il loro cibo: l’anima umana.
Ne avete già sentito parlare, vero?
Considerate tuttavia che tale anima è più esattamente una forma di energia (energia psichica) vibrante con una frequenza opposta e complementare a quella posseduta da qualsiasi onda elettromagnetica esistente nell’universo.
La parola "complementare" va evidenziata perché, se l’energia elettromagnetica è ben misurabile con usuali strumenti elettrotecnici perché in essa sono presenti le basi della materia, una energia complementare a quella intrinseca della materia è necessariamente l’opposto: nel senso che è priva di qualsiasi materialità e non può in nessun modo essere evidenziata o misurata da nessun strumento elettrotecnico.
Qualsiasi misura possa essere effettuata nell’universo richiede sempre qualcosa di materiale; se non altro, la natura corpuscolare presente, oltre alla natura ondulatoria, nelle onde elettromagnetiche (così apparentemente prive di materia, come ci sembra priva di materia la luce!).
Tale impossibilità teorica e pratica di misurare l’energia psichica, tuttavia, non significa affatto che essa non esista.
L’energia psichica, dunque è un qualcosa di ben preciso: preciso come l’insieme di frequenze di onde elettromagnetiche che è presente nella luce solare con cui vediamo le cose materiali a seguito dello "scontro" tra le due differenti materialità (quella della luce e quella della materia espressa da una massa misurabile).
Per approfondire tale argomento delle calorie alimentari è utile riferirsi ai miei due articoli presenti sul mio sito www.poetarolando.com



Chi è riuscito a leggere l’articolo fino qui, giustamente si starà chiedendo:
"Ma cosa c’entrano questi discorsi con i femminicidi"?
Siccome se una persona è riuscita a leggere l’articolo fino qui è una persona di rara intelligenza, tale persona merita la seguente rassicurazione.
Tali discorsi sembrano lontani, ma sono pertinenti come in un quadro è pertinente lo sfondo, la cornice, la parete con la funzione di far concentrare l’attenzione sul quadro per meglio coglierne l’importanza.
Alla sopra-citata domanda si può tuttavia dare una prima risposta, sintetica quanto sfuggente.
Tale risposta è che la società umana deve costituire una grande industria finalizzata alla produzione di sofferenza.
Per creare la sofferenza sono necessarie le ingiustizie.
I femminicidi costituisco uno dei tanti settori di produzione del dolore.
Il dolore è infatti ciò che fa emettere agli esseri umani la loro energia psichica (o vita) di cui si nutrono gli Angeli, nostri parassiti divini!


Le componenti sessuali dei femminicidi

Avendo comunque definito uno sfondo sufficiente, ritorno ora con "volo radente" alla sostanza dell’argomento: il FEMMINICIDIO. Tale parola è un neologismo giornalistico che, nell’intendimento comune, dovrebbe indicare l’assassinio di una donna da parte di un uomo.
Su tale argomento, finora è stato esaminato l’aspetto della violenza.
Rimane pertanto da considerare l’aspetto uomo-donna; un aspetto che implica ovviamente la loro sessualità.
Per capire le cause del femminicidio è necessario capire cosa è la sessualità.
Tutti parlano di sessualità, tutti si sentono maestri dell’argomento per la ragione che hanno effettuato molti rapporti sessuali. In realtà, il fatto di aver copulato non significa affatto sapere cos’è la sessualità, significa semplicemente aver percepito le sensazioni che essa genera. Questa ignoranza concettuale diventa un fatto grave quando essa è presente nelle società umane cosiddette evolute, moderne, civili; un fatto grave, perché coinvolge milioni di persone ritenute esemplari e modello dell’umanità.
Infatti, mentre nelle società meno acculturate l’istinto sessuale è rispettato nelle sue implicazioni animalesche, nelle società "scientifiche ed intelligenti" tale istinto è assoggettato a modificazioni intellettuali, derivanti da un insieme di principi ideologici completamente sbagliati.
Ciò determina comportamenti dell’uomo e della donna guidati da valori sbagliati, dai quali non possono che derivare risultati sbagliati, nefasti, dolorosi per i singoli protagonisti e per la società ad essi legata: i femminicidi ne sono un esempio.
Attualmente, la sessualità è intesa come un semplice godimento di cui possono usufruire solo le persone NORMALI. Chi non fa sesso è OUT: è uno sfigato, un emarginato, una persona non regolare, una persona malata in qualche parte del corpo (cervello compreso).
In sostanza, chi non fa sesso è uno stupido, è una persona negativa, che merita disprezzo.
Allo scopo si sono poi create "malattie" che spiegassero "in modo intelligente" il perché un certo individuo-uomo non si relazioni con le donne, o il perché una certa donna non si relazioni con gli uomini.
Così, gli uomini potevano "soffrire di una malattia" che li rendeva finocchi, recchioni, frogi, pederasti, culatoni, invertiti, checche, femminielli o, in termini più moderni, gay, omosessuali.
Parimenti, le donne potevano "soffrire di una malattia" che le rendeva lesbiche, virago, frigide.
Consegue da tale impostazione concettuale che, in senso contrario, una donna che sia sempre calda, vogliosa, sempre pronta a darla via (come se non fosse la sua…diceva una comica!) è un "sex symbol" da ammirare, da desiderare. Per questo motivo le attrici eccitanti, quelle che mostrano tette, cosce e chiappe assurgono al livello di divinità: le Dive (cioè le divine) del cinema, appunto.
Esseri importantissimi della società umana, come è deducibile dal fatto che tali attrici sono pagate in modi esagerati, fino a renderle ricchissime, miliardarie; capaci di guadagnare in una settimana quello che un operaio non riesce a guadagnare nemmeno lavorando tutta la vita; e questo, nonostante tali attrici facciano cose banalissime che vengono fatte da qualsiasi casalinga.
Queste donne, simboli di sessualità, addirittura guadagnano soldi semplicemente facendosi fotografare nude il più possibile. Queste foto sessualmente eccitanti, infatti, vengono poi stampate a migliaia per essere attaccate sui vetri degli autocarri per far sognare i camionisti, per essere attaccate all’interno degli armadietti presenti negli spogliatoi degli operai, per diventare "immagini sacre" che scandiscano la vita di "uomini-mandrilli" mediante associazione ai mesi dell’anno sui calendari. In questo modo, tali foto di donne nude attestano il "buon gusto", la giusta sessualità, degli uomini che guardano tali calendari.
Tale importanza della sessualità espressa dalle donne, vale anche per gli uomini. Infatti è notorio che, sono sex symbol tutti quegli attori alti, belli, muscolosi (e perciò implicitamente anche bravi e buoni…) ai quali è "doveroso darla sempre" perché dotati di invoglianti risorse, mostrate allo scopo mediante film pornografici o ingigantite dalla apposita stampa rivolta alle "casalinghe in calore".
In altre parole, nella nostra moderna società la sessualità viene esaltata, apprezzata in un modo esagerato che non è né logico, né giustificato.
Ma soprattutto, viene considerata un qualcosa che non è.


L’essenza assoluta della sessualità

A questo punto va dunque detto che cosa è la sessualità, per dare ad essa connotazioni oggettive, reali, allo scopo di evitare alla società umana i danni derivanti dalla mistificazione di essa.
Va dunque detto che cosa è la sessualità in termini assoluti: essa è una proprietà fisiologica naturale con cui gli organismi biologici concentrano le loro risorse vitali costitute dalla loro energia psichica.
Tale energia psichica è paragonabile al denaro. Come il denaro può essere accumulato e speso in grandi quantità per comperare cose importanti quali una casa, un’automobile, una barca, una vacanza all’estero, allo scopo di godere di esso.
Come il denaro, poi, l’energia psichica, può essere spesa, perduta, a seguito di rapine, di disgrazie, a seguito cioè di eventi esterni sfortunati in cui l’individuo è perdente, è inferiore, in cui deve subìre la volontà di altri.
Esistono dunque due modi per privarsi di importanti accumuli di denaro: un primo modo in cui l’individuo è vincente e sperpera volontariamente accumuli di denaro per la propria gioia; un secondo modo in cui l’individuo è costretto a sperperare tali accumuli di denaro senza provare gioia.
In questo secondo modo le sue possibilità di provare qualcosa di simile alla gioia derivano solo dalla constatazione che "poteva andare peggio"; è un po’ quello che dice un individuo rapinato che abbia dovuto dare denaro e cose di valore a dei rapinatori per non essere ucciso; oppure, è un po’ quello che dice un individuo che sia andato a sbattere con la sua macchina arrecando grandi danni economici a sé e ad altre persone da risarcire quando dice: "Per fortuna che non sono morto"!
Oppure: "Per fortuna che avevo soldi da parte (per rabbonire i rapinatori, oppure per pagare i danni senza subire altrimenti pesanti ritorsioni)".
Da questi esempi è facile dedurre che il citato primo modo di spendere volontariamente accumuli di denaro è paragonabile all’orgasmo sessuale maschile. Per contro, il citato secondo modo implicante la perdita di accumuli di denaro a seguito di fatti non voluti, ma subìti è paragonabile all’orgasmo sessuale femminile.
Sia nell’orgasmo sessuale maschile, sia nell’orgasmo sessuale femminile entra in gioco l’elemento "accumulo", ovvero le grandi quantità.
Tali "grandi quantità" riguardano l’energia psichica (paragonabile al denaro), la quale viene accumulata dall’organismo biologico mediante attività protratte per lunghi tempi (ore, oppure giorni, oppure settimane, oppure mesi…) per consolidare la propria esistenza (come il denaro che consente di fornire sicurezze al proprio futuro).
L’energia psichica è infatti l’energia che dà la vita, al punto che potrebbe essere considerata la vita stessa.
Essendo infatti l’energia psichica la cognizione di esistere, ne consegue che senza la cognizione di esistere non può esistere neanche la vita.
Come il denaro, l’accumulo di energia psichica richiede una fonte. Un qualcosa che nel caso del denaro è costituita da una attività lavorativa, ma anche da una intrinseca struttura sociale: se si nasce poveri tra i poveri è difficile riuscire a creare i grandi accumuli di ricchezza consentiti a chi nasce in una struttura sociale di persone con elevata scolarizzazione e facili rendite ereditate.
Ritornando al paragone con la sessualità, ciò fa capire che la carica sessuale (l’esigenza di fare sesso) è dipendente, sì, dall’accumulo, ma fa capire pure che tale accumulo è possibile se le "grandi spese" non vengono fatte con eccessiva frequenza (frequenza degli orgasmi); inoltre, che esso è possibile se la struttura generatrice è adatta allo scopo.
Nel caso che tale struttura generatrice sia riferita al denaro essa è da intendersi come reddito mensile di una persona (tipo di stipendio, se da operaio o da mega-dirigente).
Nel caso che tale struttura generatrice sia riferita all’energia psichica, essa è invece da intendersi come tipo di struttura biologica (definita dalla inclinazione a destra o a sinistra del dorso nasale).
Ora, trasferiamo tale concetto di "accumulo", ovvero di "grandi quantità", alla nostra alimentazione.
Ci viene subito in mente che la nostra alimentazione è basata sull’assunzione di proteine, di carboidrati, di lipidi e di altri elementi che sono tipicamente presenti nei cibi.
Quest’immagine che ci viene in mente, tuttavia, diventa fuorviante o inutile se non introduciamo anche in essa il citato concetto di accumulo, il citato concetto di grandi quantità.
Dicendo proteine, infatti, non ci riferiamo ad una o due proteine, bensì a milioni di proteine che troviamo accumulate, per esempio, in una bistecca.
Dicendo "carboidrati", non ci riferiamo a due o tre molecole di saccarosio oppure di amido di frumento, bensì ai milioni di molecole che sono presenti in una cucchiaiata di zucchero, o ai milioni di molecole di amido che sono presenti in una fetta di pane.
A tal punto, la sessualità appare un qualcosa di diverso da come è comunemente considerata.
Soprattutto se si considera la mia scoperta scientifica, che stabilisce l’alimentazione come un fenomeno riguardante qualsiasi cosa materiale dell'universo.
Un fenomeno volto all’acquisizione di energia psichica da parte della materia superiore; un’acquisizione che è tratta da una materia inferiore.
Per materia superiore si intende una materia dotata di energia psichica vibrante (onda psichica, differente dall’onda elettromagnetica) a una frequenza maggiore rispetto alla frequenza dell’energia psichica attinente una materia inferiore: si sta parlando, cioè, di una quantificazione esatta stabilita da numeri e non da "cazzabubbole"!
La materia espressa dal corpo biologico dell’essere umano è anch’essa, semplicemente, uno degli infiniti tipi di materia dell’universo.
Da quanto finora detto, si può concludere quanto segue.
La sessualità è concepita nelle moderne società umane (milioni di persone "addestrate" a fare e pensare le stesse cose) con un pregio eccessivo, artificiale, perché gli orgasmi ad essa relativi, sono scarichi di accumuli di energia psichica necessari all’alimentazione degli esseri invisibili ultra-umani chiamabili "Angeli", che utilizzano quei velivoli misteriosi generalmente chiamati UFO. La sessualità, dunque, benché sia qualcosa di naturale, è (come gli allevamenti intensivi degli animali da macellazione, come la produzione intensiva di latte vaccino) un qualcosa di elaborato, di indotto, di forzato, al fine di creare orgasmi in quantità sempre maggiore, necessari all’alimentazione degli Angeli: esseri materiali invisibili che, nella catena alimentare, stanno al di sopra dell’essere umano.
È dunque per questi motivi che la sessualità umana è "spremuta" mediante Viagra, mediante film pornografici, mediante nudità ostentate, mediante modelli ideali da seguire per avere la stima ambientale.
Delle religioni si può anche parlare male, ma quando consideriamo che in certi casi esaltano la castità, l’ascetismo, non si può che riconoscere ad esse antiche sapienze superiori; sapienze superiori che non è peccato ipotizzare come ispirate da quelle che potremmo considerare Divinità.


L’essenza psicologica della sessualità

Esaminando invece la sessualità nei suoi aspetti psicologici profondi, essa brutalmente risulta uno squallido SURROGATO DI VIOLENZA.
La sessualità è cioè un tipo di violenza attiva (maschilità) o passiva (femminilità) creata dalla natura per evitare all’individuo (uomo, animale) di dover usare esclusivamente la violenza fisica (distruttiva in modo mortale).
Per convincere l’individuo a rinunciare alla sua violenza, Madre Natura dovette ovviamente offrirgli qualcosa di migliore, di più vantaggioso, di più piacevole: appunto il piacere sessuale.
Nel senso che l’uomo, invece di esercitare sulla sua preda la violenza dei suoi pugni, esercitò su di essa la violenza intrinseca di introdurre nel corpo di essa una protuberanza dura (il pene) dotata di proprietà meccaniche deformanti, laceranti.
Parallelamente, la donna aveva tutto l’interesse alla creazione di tale surrogato di violenza; così ella approntò all’uomo dei fori "chiusi ma apribili con adeguati sforzi esercitati dall’esterno" che attestassero con ciò significati di sofferenza della donna (per esempio, la deflorazione del suo imene, urli e gemiti connessi ad una penetrazione effettuata di colpo). Una sofferenza, intesa, se non altro, come prevaricazione di una sua volontà di non farsi penetrare. In questo modo l’uomo poteva esercitare una sua prepotenza, una sua superiorità, una sua violenza, in un modo che gli arrecava (oltre ad una soddisfazione psicologica) anche il sorprendente piacere molto intenso dell’orgasmo sessuale.
La maschilità, che in tal modo si concretizzava, doveva trovare tuttavia degli argomenti che la rendessero conveniente.
Nel senso che, se l’uomo estrinsecava la violenza uccidendo la donna, provava sì un piacere minore, ma anche la sicurezza che tale donna uccisa non avrebbe costituito per lui alcun pericolo futuro.
Pertanto, l’adozione della maschilità doveva comportare qualcosa che fosse migliore di ciò.
Un qualcosa che costituisse un ulteriore vantaggio, oltre a quello di impedire la formazione di coalizioni di "amiche e amici della donna uccisa dalla violenza fisica" che erano estremamente pericolose.
Andava infatti considerato che, una donna violentata sessualmente, rimaneva viva: conseguentemente, essa avrebbe potuto ipoteticamente vendicarsi, contraccambiare la violenza subita in un modo che avrebbe potuto essere anche molto pericoloso (le donne che uccidono i loro compagni mentre dormono, ragni e mantidi maschi che vengono mangiati dalla femmina dopo aver copulato con essa, costituiscono esempi di tale concetto).
Pertanto, l’uomo doveva avere argomenti che garantissero l’assenza di vendetta sia da parte della donna, sia da parte di altre persone che potevano teoricamente diventare anch’esse bersaglio della violenza fisica del citato uomo-assassino.
Intelligentemente, la donna dedusse che il modo migliore per rassicurare l’uomo era quello di mostrargli che lei aveva piacevolmente accettato l’iniziativa dell’uomo di sostituire la violenza fisica (da imporre alle donne) con un’imposizione di violenza sessuale.
La donna doveva pertanto esprimere all’uomo la sua riconoscenza, il suo amore, il suo godimento "nel soffrire".
Allo scopo poteva andar bene una frase del tipo: "Mi hai fatto tanto male, ma ti perdono perché ti voglio tanto bene"!
Tale godimento era attestato dai tipici "gridolini", gemiti, urla, rumori e movimenti di ricerca di violenza sessuale tipici dell’orgasmo femminile.
La creazione della sessualità nei termini essenziali ora esposti, implicava dunque anche la generazione di un qualcosa di nuovo: l’amore, l’affetto, la benevolenza, l’incapacità di volere il male dell’altro soggetto della coppia.
Da un punto di vista "tecnico-scientifico", ecco come la violenza fisica si intreccia con la violenza sessuale e con il sentimento dell’amore, mediante la creazione del senso morale. Una morale finalizzata a codificare argomenti che diversificassero il ciò che è giusto dal ciò che è malvagio.

L’avvento della Psicostasìa Fisiognomica

Se il discorso finisse qui, nella migliore delle ipotesi potrebbe essere un discorso suggestivo ed avvincente, come uno dei tanti racconti presenti su un’infinità di romanzi.
Sarebbe cioè un discorso inutile.
Invece, la cosa sorprendente è che tale "discorso" è semplicemente la descrizione di ciò che materialmente, scientificamente, tecnicamente, è espresso dalle forme del volto umano.
Ciò è quanto rivelato dalla Psicostasìa Fisiognomica, una scienza da me fondata che, sviluppata passo-passo in direzioni oscure, è giunta a scoprire verità ordinate, coerenti; verità che, altrimenti, sarebbero state ignorate ed avrebbero lasciato l’esistenza umana nel caos in cui si è sempre svolta.
Parliamo, dunque di che cosa, la Psicostasìa Fisiognomica, ha consentito di capire sui femminicidi.
Innanzi tutto, la Psicostasìa Fisiognomica ha scoperto che qualsiasi caratteristica o proprietà umana non è mai assoluta, bensì relativa ad un CAMPO AMBIENTALE (cioè una molteplicità di situazioni ambientali).
Ciò significa che in certe circostanze un individuo agisce in un certo modo, ma in altre circostanze lo stesso individuo può agire in modi completamente diversi.
Ciò potrebbe essere considerato un qualcosa di risaputo, perlomeno in un modo generico insignificante. Quello che invece non è affatto risaputo è che, tali differenti comportamenti (o proprietà) dell’individuo, con la Psicostasìa Fisiognomica non sono più né generici, né vaghi, bensì molto specifici.
La Psicostasìa Fisiognomica ha infatti appurato che tali differenze comportamentali (o di caratteristiche intime intrinseche), che avvengono al mutare delle situazioni ambientali in cui si trova l’individuo, sono espresse dalle stesse linee che formano il volto umano.
Più precisamente, la forma di tali linee concrete costituisce una "legge di variazione" di una certa qualsiasi caratteristica in funzione della variabilità delle situazioni ambientali.
In altri termini, qualsiasi linea del volto costituisce un grafico matematico inquadrato tra i comuni assi cartesiani X e Y (cioè orizzontale e verticale); tale grafico consente di conoscere o quantificare l’entità numerica di qualsiasi caratteristica umana, che l’individuo estrinseca nelle possibili differenti situazioni ambientali in cui egli appronta reazioni vitali.
Pertanto, in base a ciò possiamo rilevare la necessità di estrinsecare specifiche quantità di violenza di qualsiasi individuo e, soprattutto, quando tale individuo estrinseca tale violenza.
È sufficiente osservare le inclinazioni possedute dalla linea mediana della bocca, creata dalla sua chiusura mediante il contatto delle due labbra, superiore ed inferiore.
Da tale fatto è facile rilevare la capacità di violenza posseduta da qualsiasi animale o individuo, ma soprattutto in quali situazioni si scarica tale violenza.
Una persona potrebbe apparire dolce, buona e remissiva, ma la stessa persona potrebbe scaricare violenza assassina qualora si trovasse in altre situazioni.
È il caso di persone che, con gli estranei sono educate e miti, ma che appena si trovano nel proprio àmbito familiare si scatenano come furie.
Ma ciò, appunto, non è un fatto generale: è un fatto specifico che può verificarsi solo se la bocca di tale individuo esprime tale capacità di violenza in tale àmbito familiare.
Come ciò sia possibile è spiegato sufficientemente dalla Psicostasìa Fisiognomica illustrata nel sito www.psicostasia.it, e scaricabile gratuitamente.
Le tre figure allegate attinenti il naso e la bocca sono figure generiche finalizzate a fornire "un minimo" di riferimento ai discorsi di Psicostasìa Fisiognomica che sono esposti nelle pagine seguenti.


La violenza indicata dalla forma della bocca

In un modo estremamente sintetico, si può dire che il corpo umano costituisce l’insieme di due parti, riferite a ciò che si considera positivo (la parte destra del corpo) ed a ciò che si considera negativo (la parte sinistra del corpo).
Questa precisazione è necessaria perché la "curva matematica", da analizzare nel citato diagramma cartesiano per conoscere la capacità di violenza (o volontà di stabilire la propria egemonìa o superiorità) costituita dalla linea mediana della bocca, è formata da due linee congiunte al centro: la linea della parte destra della bocca e la linea della parte sinistra della bocca.
Queste due linee (che sono congiunte a formare l’intera linea della bocca chiusa) sono generalmente quasi uguali; in ogni caso, tuttavia, ciò che esse determinano è sempre costituito dalla "sintesi" dei loro significati elaborata dal cervello.
È un fenomeno simile a quello della vista o dell’udito: con l’occhio destro vediamo immagini che potrebbero essere diverse (nitide oppure sfocate) da quelle viste con l’occhio sinistro; di fatto però noi vediamo una sola immagine: quella sintetizzata dal nostro cervello come significativa.
Lo stesso vale per l’udito. Con esso potremmo sentire i suoni in due modi differenti: quelli percepiti dall’orecchio destro e quelli percepiti dall’orecchio sinistro; nonostante ciò, ci relazioniamo con un solo suono, che risulta dalla loro sintesi effettuata dal nostro cervello ed offerta alla nostra cognizione cosciente come quella che è necessario considerare.
Precisato ciò, la larghezza della bocca va divisa in due parti: la parte destra e la parte sinistra.
La lunghezza (orizzontale) di tali due singole parti costituisce il CAMPO AMBIENTALE, cioè l’insieme di tutte le situazioni ambientali a cui l’individuo riferisce le proprie capacità di violenza. Tale violenza può essere quella attiva, che si esprime quando l’individuo la rivolge verso l’ambiente al fine di concretizzare un proprio stato di superiorità. Oppure, tale violenza può essere quella passiva, che si esprime quando l’individuo la subisce dall’ambiente al fine di concretizzare un proprio stato di inferiorità.
In pratica, quando le inclinazioni delle due parti (o zone di tali parti) della linea mediana della bocca (insieme delle due parti destra e sinistra) sono simili a quelle di una "V", sono inclinazioni che conferiscono all’individuo un’inferiorità di sintesi che lo rende idoneo e propenso a subìre violenza fisica e psicologica (subalternità, sottomissione).
Quando invece le inclinazioni delle due parti (o zone di tali parti) della linea mediana della bocca (linea formata dalla semi-linea destra e dalla semi-linea sinistra…) sono opposte a quelle precedenti ed hanno pertanto orientamenti simili a quelli che formano una "A" (cioè simili alle linee che formano una freccia verso l’alto), sono inclinazioni che conferiscono all’individuo una superiorità. Tali inclinazioni di superiorità si estrinsecano in uno stato psicologico che non fa accettare ruoli sottomessi e che spinge l’individuo ad esercitare violenza fisica sul preciso ambiente (punto matematico) a cui tali inclinazioni si riferiscono nel citato diagramma cartesiano, in cui sono idealmente posizionate tali inclinazioni.
Per doverosa chiarezza, va precisato che qualsiasi curva matematica (e tale è la citata linea della bocca) è costituita da un numero infinito di punti.
Così pure i due assi cartesiani perpendicolari, che inquadrano tale curva, sono espressivi di un numero infinito di valori, in quanto tali assi sono anch’essi costituiti da un’infinità di punti matematici.
Ciò significa che, per conoscere quale entità di superiorità un individuo sente di possedere in una certa situazione ambientale, va innanzi tutto stabilito quale è il "punto matematico" che identifica tale situazione ambientale.
Da tale punto si traccia idealmente, in una direzione perpendicolare all’asse orizzontale cartesiano degli ambienti, una retta (ovviamente verticale): fino ad intersecare la linea di congiunzione delle due labbra (curva matematica della bocca) inquadrata nel citato diagramma cartesiano.
Su tale punto di intersecazione tra la retta verticale e la linea (curva della bocca) va, poi, tracciata idealmente la linea matematica diritta tangente di tale curva; infine, si misura il valore angolare che tale tangente possiede rispetto ad uno dei due citati assi cartesiani (perpendicolari tra essi…).
Il valore angolare così conosciuto (per esempio, tre gradi, oppure dodici gradi, oppure venti gradi….) in quel punto della linea (della bocca) misura proporzionalmente l’ENTITÁ DI VIOLENZA FISICA E PSICOLOGICA (attiva o passiva) che l’individuo scarica (oppure subisce) in quella precisa e specifica situazione ambientale. L’aspetto ATTIVO oppure PASSIVO di tale violenza è stabilito dal "tipo" di valore angolare: ovvero, se è matematicamente e convenzionalmente un valore positivo (+3°, +5°, +30°) oppure negativo (-3°, -5°, -30°).


I significati del DOMINIO

Con quanto finora detto abbiamo esaminato se, nell’individuo, esiste il primo ingrediente dei femminicidi; ovvero, la capacità di scaricare su una donna violenza fisica da parte dell’uomo.
Dopo di ciò dobbiamo esaminare il perché, tale eventuale capacità di violenza, viene scaricata sulla donna. Dobbiamo pertanto esaminare la sessualità.
L’uomo ha bisogno di dominare (inclinazione a destra del suo dorso nasale). Per dominare egli deve usare una violenza:

  • o quella fisica

               

  • o quella sessuale.


Se la donna non gli dà più la possibilità sessuale, egli scarica quella fisica.
La sessualità è ciò che impedisce all’essere umano di scaricare la sua violenza fisica, sostituendogliela con lo scarico di una violenza analoga: la violenza sessuale; una violenza che è meno cruenta.
Questa esigenza di essere violenti, fisicamente e sessualmente, deriva da quello che è l’istinto primordiale: l’esigenza di dominare l’ambiente esterno per consolidare, proporzionalmente, la propria esistenza.
Come la violenza fisica è espressa da una linea del volto (la linea della bocca) inquadrabile in un piano cartesiano (assi X ed Y), anche il dominio ha una sua linea presente nel volto che evidenzia un dualismo del dominio: dominio esercitato e dominio subìto. Una linea che è analizzabile in modo simile a quello riferito alla bocca.
Nel senso che, anche la linea del dominio è relativa a situazioni in cui tale dominio è ATTIVO oppure PASSIVO, in base a valori matematici angolari positivi (+) oppure negativi (-).
Tale linea è quella di sommità del dorso nasale.
Per identificare meglio tale linea è opportuno considerare quanto segue.
Quando noi guardiamo un naso da una posizione laterale (da destra, oppure da sinistra) vediamo il cosiddetto profilo nasale. Tale profilo nasale è quello che noi tracceremmo se scorressimo un carboncino rettilineo lungo tale dorso; in questo modo, tracceremmo su tale dorso una linea che, se vista lateralmente, avrebbe la forma del citato profilo.
Tuttavia, se guardassimo da una posizione frontale o centrale la citata linea del profilo nasale, tracciata sulla sommità del dorso del naso dal carboncino, vedremmo che essa è completamente differente.
Differente, non solo dalla forma del profilo, ma anche dalla linea che teoricamente si sarebbe potuto supporre.
Infatti, siccome il carboncino viene spostato verticalmente, sarebbe pensabile che tale linea di profilo nasale osservata dal davanti risulti verticale e diritta.
Invece non è così: tale linea sarebbe verticale e diritta solo se il citato profilo fosse posto su un piano verticale.
In realtà, la sommità della forma rotondeggiante del dorso nasale (su cui è stato strisciato il carboncino) ha un andamento sinuoso (naso storto…), verso destra e/o verso sinistra, che si discosta dal citato piano teorico verticale: in modi che possono essere differentemente accentuati da individuo ad individuo, ma comunque sempre presenti.
Questa curva sinuosa è la LINEA DEL DOMINIO; una linea che istintivamente viene considerata diritta ma che, ad una attenta osservazione, risulta dotata di molteplici inclinazioni (o storture).
Essa esprime (o mostra) l’entità delle energie fisiche e mentali di cui l’individuo è dotato o di cui è privo nelle possibili specifiche e molteplici situazioni di vita. Situazioni di vita ipotetiche: tutte rientranti a formare, con il loro insieme, il cosiddetto CAMPO AMBIENTALE di riferimento.
Ora, immaginate che tale linea sia paragonabile ad una cordicella con un peso ad una estremità inferiore, come se fosse un pendolo; inoltre, immaginate che tale cordicella oscillante sia fissata nel punto posto in fondo all’avvallamento tra i due occhi, dove il naso finisce e dove comincia la fronte.
Tale pendolo immaginario (ma operante come un pendolo concreto) può oscillare evidentemente verso destra e verso sinistra; tale pendolo può cioè oscillare in un piano verticale-trasversale.
La citata cordicella è paragonabile alle tangenti geometriche tracciabili sulle curve, o storture, costitutive della citata LINEA DEL DOMINIO. Quando tale linea è inclinata alla destra dell’individuo proprietario del naso essa esprime energie per un dominio ATTIVO, mediante il quale l’individuo costringe l’ambiente a dipendere da lui. Quando tale linea è invece inclinata alla sinistra del citato individuo proprietario del naso osservato, essa esprime un dominio PASSIVO; ovvero, ricevuto a seguito di una carenza di energie proprie che rende l’individuo DIPENDENTE dall’ambiente.
Questa dipendenza ha le connotazioni sessuali della femminilità. L’appagamento della femminilità, infatti, dipende dalla possibilità che esista un pene duro, eretto, del maschio.
L’appagamento della maschilità invece non dipende dalla volontà della femmina, giacché i fori sessuali non possono impedire al maschio la loro penetrazione: gli stupri dimostrano chiaramente tale differenza tra femminilità e maschilità, ovvero tra il dover dipendere e il non dover dipendere.
Un dominio, ATTIVO oppure PASSIVO, presente ovviamente nei riguardi di UN ambiente. Un solo ambiente, perché la vita è scandita, attimo per attimo, dal tempo che passa; pertanto, in UN certo istante l’individuo può essere in rapporto con UN solo ambiente.
Un ambiente che ha un certo valore di pericolosità e che potrebbe essere espresso, non solo da tanti fattori materiali, ma anche da una moltitudine di persone. Ciò che conta è che, tutte queste innumerevoli cose che formano l’ambiente costituiscono, tutte insieme, un pericolo di una certa entità; questa entità sola e precisa, è il valore puntiforme rappresentato nel campo ambientale.
Riferendoci al naso, tale campo ambientale è quello compreso tra un valore massimo possibile o MAX (dove si è ipotizzato che sia fissata la cordicella del pendolo) ed un valore minimo o nullo o zero. Quest’ultimo punto di ZERO è stabilito dalla proiezione perpendicolare, sul citato asse verticale costitutivo del CAMPO AMBIENTALE, del punto geometrico posto sulla sommità rotondeggiante della punta del naso.
Tale punto materiale della punta del naso è quello che verrebbe toccato da una teorica parete verticale, secondo quanto meglio spiegato da quanto segue.
Immaginate di avvicinarvi al vetro di una finestra per guardare fuori, quasi a sporgervi: vi trovereste a sbattere la punta del vostro naso contro tale vetro. Se tale vetro fosse sporco, il contatto di esso creerebbe sulla vostra punta del naso una "macchiolina di sporco": tale macchiolina di sporco è il citato punto più sporgente del vostro naso che, proiettato perpendicolarmente sul citato asse verticale del campo ambientale, stabilirebbe la posizione dello ZERO, da cui inizia la scala dei valori presente in tale campo ambientale.
Si è detto "scala di valori" perché ovviamente, come qualsiasi asse cartesiano, anche l’asse del campo ambientale porta su di sé una progressione coerente delle entità numeriche, con valori che variano da zero ad un valore massimo; tale campo ambientale è quello utilizzato nell’interpretazione della linea espressiva della forma del naso.
Per semplicità, tali valori sono raggruppati in zone, ottenute dividendo la lunghezza del campo ambientale (cioè la lunghezza del naso) in un qualsiasi numero di parti.
Se tale campo venisse diviso in due parti si determinerebbe una zona degli Ambienti Deboli ed un’altra zona degli Ambienti Forti. Se venisse diviso in tre parti si determinerebbe una zona di Ambienti Deboli, una zona di Ambienti Medi ed una zona di Ambienti Forti. Se venisse diviso in quattro parti, tali parti costituirebbero zone definibili degli Ambienti Ipo-Deboli, degli Ambienti Deboli, degli Ambienti Forti, degli Ambienti Iper-Forti. La scelta del tipo di divisione dipende infatti dalla precisione richiesta all’analisi.
La citata definizione degli ambienti è paragonabile a quella che definisce l’età degli individui. Costoro possono essere divisi in 2 classi: giovani e vecchi.
Se si volesse una maggiore precisione si potrebbero usare 3 classi: giovani, di mezza età, vecchi.
Se si volessero usare 4 classi di età si potrebbe adottare la classificazione di bambini, giovanotti, adulti, vecchi.
Ovviamente si potrebbe continuare in tale tipo di suddivisione approssimata, fermo restando che la divisione più precisa degli individui in base alla loro anzianità è quella numerica basata sulle loro età: 3 anni, 25 anni, 49 anni, 78 anni, eccetera.
Il citato campo ambientale della LINEA DEL DOMINIO è lo stesso campo della linea del naso di profilo; queste due linee sono, infatti, la stessa linea del dorso nasale vista da due posizioni spaziali perpendicolari.
Sorprendentemente, la citata linea del profilo nasale è la LINEA DEL BISOGNO DI AMORE: infatti, ciò è come dire che l’amore non è altro che il dominio, considerato con altri criteri di analisi; ovvero, osservato da un altro punto di vista che, concretamente, è attinente una posizione perpendicolare.
Questo fatto esprime una importante proprietà: la interdipendenza delle due citate linee dell’amore e del dominio.
Nel senso che se un individuo non estrinsecasse, in una certa situazione ambientale qualsiasi, l’entità del dominio pretesa dal suo organismo nell’ambito della sua organizzazione esistenziale ed indicata dalla sua linea del DOMINIO, egli non potrebbe avere l’entità dell’amore ambientale di cui aveva bisogno, e che è quantificata dalla linea del suo bisogno di AMORE nella stessa situazione ambientale.


La rottura dell’equilibrio sesso-amore

Tale fatto innesca una reazione a catena reversibile che sconvolge l’equilibrio dell’individuo.
Infatti, la citata linea della VIOLENZA, espressa dalla linea mediana della bocca, è posta rigidamente sulla stessa testa dove è presente il naso.
Siccome le citate inclinazioni, delle tangenti geometriche espressive del bisogno di amore e delle tangenti geometriche espressive dell’esigenza di dominio, sono riferite ad una verticalità spaziale che è immutabile, una riduzione dell’amore ricevuto equivale ad una rotazione della testa verso il basso; una rotazione comportante mutamenti alle possibilità di dominio esercitabili.
Infatti, nell’equilibrio preesistente, l’individuo accetta di scaricare violenza sessuale anziché violenza fisica, perché ciò era abbinato ad un amore che gli veniva rivolto come premio alla sua "bontà". Un amore che determinava una certa inclinazione della testa da cui risultava una sua linea di violenza (superiorità) che egli riteneva compatibile con la sua sicurezza esistenziale. Ecco pertanto che una riduzione dell’amore che gli viene corrisposto dalla donna, crea un aumento della inferiorità dell’uomo.
Consegue da tale fatto che, a seguito della sofferenza così ricevuta, l’uomo non ha più motivo di attuare il suo dominio in modo sessuale; conseguentemente lo attua in modo fisico: con una violenza fisica ripristinante la sua superiorità mediante un aumento delle inclinazioni della linea della sua bocca; da tale aumento deriva poi una rotazione della testa verso l’alto, che ripristina il valore di amore (stima, rispetto) da lui richiesto all’ambiente secondo quanto espresso dalle inclinazioni del suo profilo nasale.
In altre parole, poiché la linea della violenza (o della superiorità) è posta su una bocca che si sviluppa sulla rotondità (cilindricità…) della testa, essa subisce un aumento di inferiorità quando la testa ruota verso il basso.
Ciò altera quello che è l’equilibrio psichico e biologico dell’individuo verso condizioni peggiorative, di vulnerabilità esistenziale. Consegue da tale fatto un’azione di ripristino dell’equilibrio che coinvolge, pertanto, amore, violenza fisica, sessualità.


La pericolosa importanza dell’amore

Le citate proprietà scientifiche rivelate dalla mia Psicostasìa Fisiognomica, consentono di inquadrare oggettivamente il fenomeno (o problema) del femminicidio.
Tuttavia, occorre fare ulteriori considerazioni, che consentano di meglio capire il senso delle citate leggi psicostasiche.
In ogni istante, l’individuo contrappone all’ambiente un sé stesso fatto di tante proprietà, di tante necessità, di tante eccedenze: quelle che, in modo sintetico, fanno capo a caratteristiche principali.
Tali caratteristiche principali sono quelle espresse dalla forma del volto. Per rappresentare un volto, ad un bravo ritrattista basta tracciare con precisione poche linee per esplicitare una fisionomia; tali linee sono evidentemente quelle più importanti, giacché con esse possiamo identificare la persona disegnata.
Tra queste linee, non possono mancare quelle che definiscono la forma della bocca.
La bocca è infatti la parte di maggiore importanza; basti dire che, senza la bocca, non si può vivere.
La forma della bocca stabilisce gli stati di superiorità e/o di inferiorità dai quali l’individuo trae le sue possibilità di esistere nelle molteplici situazioni di vita, in cui si trova ed in cui potrebbe trovarsi.
Dalla forma della bocca dipendono sostanzialmente le possibilità di vivere o di morire dell’individuo.
Dalla linea della bocca dipende la possibilità di avere, anche in un solo pezzettino di essa, uno stato di superiorità (inclinazione angolare della tangente geometrica) nel quale potersi trovare. Ciò avviene creando la specifica situazione ambientale (asse orizzontale degli ambienti) alla quale corrisponde tale pezzettino della linea della bocca (o linea della VIOLENZA).
Tutto quello che si fa nella vita (compreso l’accrescimento del corpo) è sempre finalizzato alla creazione di una situazione ambientale che sia la più stabile possibile, nella quale poter esercitare una propria violenza, ovvero imporre una propria superiorità.
Tale superiorità, tuttavia, non è assoluta. Tale superiorità o capacità di estrinsecare violenza ha un valore che dipende da quanto l’ambiente CI CONSENTE di essere superiori, in ragione della benevolenza che esso ci rivolge.
La grinta, l’arroganza, la violenza di un bimbo arrabbiato che impone ai genitori di essere suoi schiavi, sono caratteristiche conseguenti non solo alla superiorità indicata dalla linea mediana della sua bocca, ma anche e soprattutto dal fatto che tale bambino è amato dai suoi genitori.
Con tale amore, infatti, essi forniscono al loro bimbo la consapevolezza di essere amato nel modo che pone il suo naso di profilo (bisogno di amore) con la inclinazione a cui corrisponde la citata superiorità nella linea della bocca in quel certo valore ambientale, costituito (per tale bimbo) dai suoi genitori in quella specifica situazione.
Ciò significa che tale bimbo è sicuro di sé, è felice, solo fino a quando i suoi genitori lo amano. È infatti sufficiente un loro rimprovero, o una sculacciata, per farlo piangere disperatamente. Ciò si determina, perché il rimprovero attesta che i suoi genitori non lo amano più, e conseguentemente egli non ha più la superiorità che aveva; una superiorità che lo rendeva felice, nella misura in cui implicava una sua vita futura.
Gli effetti creati da una riduzione della quantità di amore, ritenuta necessaria al proprio equilibrio (attuazione delle superiorità indicate dalla linea della bocca), possono riguardare altre situazioni psicologiche del citato bambino.
Per esempio, i suoi genitori gli rivolgono l’amore che egli vuole e che lo rende felice, ma un suo compagno di giochi potrebbe non rispettarlo affatto: nel senso che costui potrebbe offenderlo, dargli una spinta, umiliarlo, e così creare comunque dolore e pianto in tale bimbo.
Questi esempi, sono finalizzati a far capire che l’Ambiente in cui l’individuo si trova è costituito da una enormità di situazioni sociali e che, in ognuna di esse, si potrebbe verificare una condizione in cui l’individuo non si senta amato o rispettato come vorrebbe.
Ognuna di tali condizioni potrebbe diventare una fonte di dolore.
L’enorme numero teorico delle situazioni sociali in cui potrebbe trovarsi un individuo non significa che tali situazioni sono indeterminabili. Qualsiasi situazione sociale, in cui potrebbe trovarsi l’individuo, può infatti essere considerata in base al suo contenuto di PERICOLO. Ciò significa pertanto che, valutato in modo approssimativo ma sostanziale, se tale pericolo è ENORME, oppure è GRANDE, oppure è PICCOLO, oppure è IRRILEVANTE, di fatto si è diviso il Campo Ambientale in quattro parti (ambienti iper-forti, ambienti forti, ambienti deboli, ambienti ipo-deboli), ovvero si è divisa la semi-linea (destra o sinistra) della bocca in quattro parti. In ognuna di tali quattro parti tale linea potrà esprimere inclinazioni ben significative, evidenti e specifiche, mediante le quali conoscere il comportamento dell’individuo in un modo sostanzialmente dotato di precisione e certezza inequivocabili.
Di qualsiasi cosa, va infatti considerato che l’individuo considera o coglie solo il suo aspetto integrabile nel suo equilibrio esistenziale: delle migliaia di cose che vediamo o sentiamo o capiamo, vediamo o sentiamo o comprendiamo solo i loro aspetti vaghi o generalizzati, tralasciando cioè tutti i loro dettagli; dettagli che potrebbero essere infiniti dipendentemente dalla nostra profondità di analisi e che, proprio per questo, devono essere tralasciati.
Ovvero, si percepiscono sempre e soltanto cose atte a fornire un insieme vago il più possibile, appena sufficiente per formulare la valutazione più compatibile con le nostre esigenze esistenziali.


Il ruolo della mutevolezza ambientale e dell’orgasmo sessuale

Il citato concetto della variabilità degli ambienti (con le loro specifiche proprietà determinate dalle persone e dalle cose che li costituiscono) è, a dir poco devastante, nel caso della sessualità.
La linea della sessualità è infatti sostanzialmente identificabile con la linea del DOMINIO e questa costituisce una vista perpendicolare della stessa linea del BISOGNO DI AMORE.
Ciò significa che l’appagamento sessuale trae la sua importanza proprio dal fatto che, "esistendo", esso attesta la presenza anche delle inclinazioni (bisogno di amore) del naso di profilo, da cui l’individuo ha ricevuto la conferma del proprio stato di superiorità (espresso come stato di necessità esistenziale dalla linea della bocca o linea della violenza).
Considerando il problema femminicidio, possiamo a tal punto dire quanto segue.
L’uomo, provando le eccitazioni sessuali e gli orgasmi da un contatto con il corpo della donna implicante una volontarietà di essa, deduce di essere amato da essa nel modo di cui egli ha bisogno (ed indicato dalla tangente al suo naso di profilo nel valore ambientale costituito dalla "sua" donna) e così può provare la gioia di vivere (le gioie dell’amore…).
Una situazione analoga è quella in cui si trova la donna, ma con una differenza: la maschilità è una violenza (sessuale) imposta e, come tale, espressione di una superiorità e di una vittoria; la femminilità è invece una violenza (sessuale) subìta e, come tale, espressione di una propria inferiorità e di una sconfitta. Una condizione umiliante che può sì generare piacere, ma solo come conseguenza del fatto che si è riusciti ad impedire al maschio di esercitare la sua violenza fisica mortale.
Questo equilibrio tra uomo e donna, nasce da un intreccio sia di valori evidenti, sia di valori nascosti mediante la estrinsecazione delle apparenze amorose.
Un intreccio avente come cardine l’evidenza dell’orgasmo: l’evidenza di un piacere che l’uomo fornisce alla donna e che la donna fornisce all’uomo.
L’orgasmo dell’uomo è evidente come è evidente la sua eiaculazione; l’orgasmo della donna, invece, è di più difficile individuazione, cosicché potrebbe essere anche simulato.
Una donna potrebbe far credere ad un uomo di aver goduto della violenza sessuale che egli le ha imposto, mentre in realtà potrebbe aver provato solo fastidio, odio; un odio che aumenta con il numero dei rapporti sessuali subiti senza provare piacere. Tale assenza di piacere mette in crisi la donna, perché toglie alla sessualità quella sua proprietà di impedire all’uomo di esercitare la sua violenza fisica. Meno gode sessualmente, pertanto, più la donna si sente inquieta, infelice, impaurita inconsciamente  dalla potenziale violenza fisica con cui l’ambiente potrebbe ucciderla.
Di fatto, tuttavia, la simulazione dell’orgasmo consente alla donna di protrarre la relazione sessuale con un uomo che lei non ama, giacché l’offrire i suoi organi femminili alla penetrazione maschile non comporta alcuna difficoltà pratica. Tutt’al più può comportare una difficoltà psicologica, ma tale difficoltà psicologica può essere facilmente nascosta, in attesa di situazioni ambientali o elementi scusanti che consentano un suo rifiuto giustificato (da eventuali colpe dell’uomo, anche ipotetiche ma credibili).
In questo modo la donna continua ad illudere l’uomo di amarlo, fino a creare in certi uomini una condizione, talmente piacevole, da ritenerla unica e non possibile in nessun altro modo.
Quando poi tale donna non riesce più a recitare tale ruolo di donna che "in qualche modo ti amo", allora crea il distacco concreto dal citato uomo.
Costui, vedendo che la struttura comportamentale precedentemente seguita è risultata fallimentare, non rinuncia al suo stato di "superiore", per cui rinuncia all’uso della violenza sessuale e ricorre alla violenza primaria: la violenza fisica, quella che dà la morte.


Chi è il colpevole

Da quanto detto potrebbe apparire che, quando una donna viene uccisa dal suo amante, è sempre colpa sua.
Allora, debbo specificare che non è come potrebbe sembrare. La colpa non è né dell’uomo, né della donna. La colpa è nel concetto stesso di sessualità. La sessualità è un surrogato di violenza, e non un surrogato del caffè o un surrogato del cioccolato.
L’ingrediente fondamentale della sessualità, cioè, è LA VIOLENZA.
Una violenza che, ragioni di convenienza esistenziale, hanno trasformato da violenza fisica a violenza sessuale. Ma sempre di violenza si parla.
Una violenza che è simile a quella di un pugno. Un pugno che può essere dato a mano nuda, oppure con la mano ricoperta da un morbido guantone da boxe: tale guantone sarà anche morbido, ma resta il fatto che un pugno non è una carezza. Inoltre, il fatto che si usi il guantone da boxe, è un semplice motivo per rendere i pugni anche più pericolosi: in primo luogo, perché l’imbottitura può creare danni interni (cervello, fegato), dei quali ce se ne accorge solo molto tempo dopo che il pugno è stato dato; in secondo luogo, perché una mano imbottita è più protetta, e può dare pugni molto più forti; in terzo luogo, il peso del guantone conferisce al pugno un’energia cinetica maggiore.
La sessualità maschile è, pertanto, solo un modo di esercitare una violenza che sembri meno pericolosa di quella fisica, ma che in realtà è molto più pericolosa.
Da tale fatto traspare che l’evoluzione è determinata da aumenti di violenza che devono, tuttavia, essere camuffati, nascosti.
Ciò è quanto peraltro dimostrato dalla enorme violenza che gli Angeli esercitano sull’umanità; una violenza mostruosa come quella connessa alle guerre da essi create e che viene attribuita a cause politiche, economiche e comunque a volontà umane, ma assolutamente mai agli Angeli degli UFO!  È un po’ quello che avviene con le macellazioni degli animali da allevamento per fini alimentari: per tali animali c’è un destino di violenza inaudita che essi non potranno mai concepire.
Lo stesso vale per la pesca industriale.
Così è anche per la violenza sessuale che (specialmente all’inizio della relazione amorosa) appare come una cosa che fa solo godere, mentre poi….presenta conti "salati"!
Comunque, rientrando in argomenti psicostasici che individuino la causa dei femminicidi, si ha che, sia nell’uomo che nella donna, tale concetto di violenza della sessualità è la vera causa delle tragedie per i seguenti motivi.
Nel dorso nasale visto dal davanti è presente, come già detto, la LINEA DEL DOMINIO.
Tale linea sinuosa che si sviluppa in senso verticale ha inclinazioni delle sue tangenti che, sia nell’uomo che nella donna, possono essere sia inclinazioni a destra (maschilità) sia inclinazioni a sinistra (femminilità).
Inclinazioni a destra o a sinistra che, riferendoci alla similitudine tra sessualità e denaro (precedentemente esposta) equivalgono rispettivamente ad una capacità di accumulo per comperare il superfluo (maschilità), ed una capacità di accumulo per far fronte a disgrazie future (femminilità) che potrebbero far mancare altrimenti  anche i beni di prima necessità.
Tali zone, o tratti, o punti di tale LINEA DEL DOMINIO, sono sempre riferiti ad una specifica situazione ambientale.
Il naso di un uomo potrebbe essere tutto inclinato a sinistra, ma basterebbe che nella sua punta tale linea presentasse anche un brevissimo tratto in cui fosse inclinata a destra e, quest’uomo, potrebbe apparire soltanto come un super-maschio: per apparire in questo modo, per tale uomo sarebbe sufficiente creare attorno a sé le specifiche situazioni ambientali estremamente deboli (libertà di azione) inerenti la citata punta del naso.
Ovvero le situazioni ambientali ipo-deboli in cui egli può trovarsi in una "libertà di non fare il maschio senza che ciò possa significare per l’ambiente che egli non sia maschio". Situazioni ambientali ipodeboli sono, per esempio, quelle di un uomo che può avere scuse credibili se non gli si indurisce il pene.
Per esempio, un prete che può dire: "Sono un sacerdote, ho fatto un voto di castità a Dio"…., salvo poi dire: "la carne è debole, ho peccato", quando (proprio a seguito della citata libertà) il verificarsi della condizione ambientale ipodebole gli crea eccitazione maschile; così egli può, alla grande, scoparsi le sue parrocchiane, di cui ha recepito la disponibilità mediante il "sacramento" della confessione; così pure, egli può sodomizzare gli inermi bambini che trova davanti (il fenomeno dei preti pedofili è dovuto infatti alla loro maschilità che è presente solo quando si verificano le citate situazioni ambientali debolissime o ipo-deboli).
Altro esempio di "ambiente estremamente debole" è quello in cui l’individuo è solo: in questa situazione un uomo può essere dotato della grande virilità che egli estrinseca con la auto-masturbazione; un uomo che, nonostante tale maschilità presente quando è da solo, potrebbe essere impotente se egli si trovasse invece in altre condizioni ambientali (presenti nell’asse verticale del suo naso) in cui avesse la sua LINEA DEL DOMINIO inclinata a sinistra.
Altro esempio è quello creato da uomini alti, belli, forti, ricchi, mancini, importanti: tali uomini pongono tutti gli altri (e quindi anche le donne) a livelli più bassi, più miseri…non degni di loro…verso i quali non vale la pena di rivolgere la propria maschilità….
Quando poi, usufruendo di tali giustificazioni, dovessero trovare una donna che riuscisse a far indurire il loro pene, allora tali uomini "mostreranno al mondo" la loro grande virilità, confermata da tale donna: diventando padri di tanti figli (quali prove di tanta virilità….). Questi uomini capaci di essere maschi solo negli ambienti ipodeboli, per la donna in genere sono gli uomini ideali.
Ad una donna non interessa se in altre situazioni il loro uomo è impotente; ad una donna interessa che il suo uomo sia maschio con lei, che sia ben dotato, che le faccia fare bella figura. L’importante cioè è possedere la maschilità in una situazione, perché basterà creare tale situazione e si avrà una maschilità al 100% (anche se in una sola delle cento possibili situazioni ambientali).
Questa relatività della sessualità all’ambiente ipo-debole è la stessa per la quale certe donne provano orgasmo femminile masturbandosi da sole o con l’azione lesbica di un’altra donna; donne che non provano alcun orgasmo nei rapporti con un uomo. Tali donne sono quelle che possiedono la loro LINEA DEL DOMINIO con inclinazione a destra nelle zone del loro naso più in alto; quelle zone che sono perciò espressive di valori ambientali più forti (quelli attuati in un accoppiamento con un  uomo generico "dominante").


Esempi di situazioni critiche

Questa relatività ambientale della sessualità costituisce il detonatore nello "scoppio" della coppia.
Facciamo degli esempi. Ipotizziamo un uomo che abbia la sua LINEA DEL DOMINIO che sia inclinata a destra nelle zone alte del naso, che esprima cioè una "esigenza di dominare situazioni difficili", nelle quali è solo contro tutti, ovvero contro il modo di pensare e di fare standardizzato, imposto dalla società.
Poiché generalmente l’uomo tende, per legge di natura, a crearsi situazioni di vita atte a consentirgli l’estrinsecazione della sua potenza, quest’uomo sarà socialmente un perdente, uno sfigato, piccolo di statura; nella sua vita si troverà sempre donne da "non apprezzare" alle quali poter rinfacciare tante colpe, allo scopo di avere giustificazioni per VIOLENTARLE.
Ora ipotizziamo che tale uomo forte contro i forti e debole verso i deboli (e perciò un perdente, giacché la società umana è sempre più forte del singolo), per varie esigenze, si sposi con la donna al cui fascino non abbia potuto sottrarsi….
Questa donna ideale è, per i motivi visti, quella a cui poter dire parolacce, quella verso cui scaricare risentimenti di vario tipo.
Così, verso questa donna, egli avrà sempre voglia di fare sesso: per violentarla, per punirla…
Violenta oggi, violenta domani, violenta dopodomani… alla fine egli si rende conto che la violenza esercitata può bastare; che in fin dei conti tale donna non ha colpa, che in fin dei conti è brava, che in fin dei conti è una brava madre, eccetera. Ciò significa sostanzialmente che, "in fin dei conti" tale donna non ha più i requisiti per essere violentata. Ecco dunque che il cosiddetto "desiderio maschile" si riduce: al suo posto subentrano le tenerezze, l’affettuosità.
Questo cambiamento di valutazione da parte del citato uomo è causato dal fatto che, la stessa violenza sessuale inizialmente esercitata, ha cambiato il valore ambientale: da ambiente forte (donna considerata antagonista per il suo modo di fare e di pensare) ad ambiente più debole (donna benevola, in sintonia, da amare).
Supponiamo che la citata donna, considerasse il suo uomo come imprevedibile, pericoloso, perché potenzialmente violento a livello fisico: cioè, un ambiente collocato nella parte alta del suo naso.
Supponiamo pure che tale donna, in tale zona alta del suo naso, avesse la sua LINEA DEL DOMINIO dotata di una inclinazione a sinistra.
Tale inclinazione a sinistra è quella della FEMMINILITÁ (intesa nella sua potenzialità), cosicché tale donna accettava e godeva femminilmente della maschilità che subiva dal rapporto; si sentiva appagata; gli piaceva tale "sessualità da brivido"; le piaceva riuscire a domare la pericolosità del suo uomo mediante la femminilità che lei gli offriva.
Ciò suscita tuttavia la seguente domanda: "Tale donna, come reagisce al fatto che il suo uomo non la violenta più come una volta? Che la sta addirittura annoiando con le sue affettuosità e mollezze"?
Risposta: tale donna reagisce cercando altre situazioni ambientali che possano appagare la sua femminilità che, il sopraggiunto innamoramento del suo uomo, non consente più di appagare; la sopraggiunta mollezza del suo uomo costituisce per lei un ambiente debole in cui la linea del Dominio del suo naso è associata ad una inclinazione a destra, ovvero ad un’inclinazione di maschilità.
Tale donna dunque, non riesce più a sentirsi "donna" e pertanto tende a lasciare il suo compagno.
Ma tale uomo, come pensate che accolga la decisione di lasciarlo, presa da tale donna?
Io dico che la accoglie con un’esplosione di violenza.
Da questo esempio si conclude quanto segue.
Fare sesso è la cosa più piacevole che c’è però, chissà perché, nonostante con il matrimonio si mettano tutte le notti uomini e donne nudi sotto le lenzuola, all’inizio si fanno "fuochi e fiamme", poi qualche fuoco; poi addirittura ci si detesta e ci si allontana reciprocamente.
Ciò è quanto dimostrato dall’aumento continuo di separazioni e divorzi, ovvero dalla durata sempre più breve delle unioni.
Il sesso è finito? È finito sì, ma solo quello possibile tra i due soggetti della coppia!
Infatti entrambi, cambiando partner, ritrovano altra sessualità, altro entusiasmo.
Come mai? Semplicemente perché alla base di tutte le crisi delle coppie c’è sempre il fatto che, stando insieme, si cambiano i VALORI AMBIENTALI, che ciascuno rappresenta per l’altro (sull’asse del campo ambientale posto verticalmente sul naso); da questi cambiamenti si possono conseguentemente determinare cambiamenti anche delle reciproche sessualità, dipendentemente dalla forma della loro LINEA DEL DOMINIO.
Cambiamenti, beninteso, che potrebbero portare anche ad un rafforzamento dell’unione: dipende solo dalla compatibilità delle forme delle loro LINEE DEL DOMINIO.
Detto ciò, l’unico rimedio contro il femminicidio è la conoscenza della propria intima struttura sessuale mediante la PSICOSTASÍA FISIOGNOMICA esposta nel mio sito:
www.psicostasia.it


Ciò che piace alle donne

Gli esseri umani sono differenti tra essi come è differente il loro volto.
Da questa diversità dei volti risulta che esistono sia persone di indole violenta e sadica, sia persone di indole masochistica. Queste ultime ricercano il brivido e le situazioni in cui potrebbero subire violenza fisica a causa della loro soggettiva sessualitá femminile.
Infatti, la sessualità è sempre un surrogato di violenza finalizzato a sostituire la violenza fisica.
Ciò significa che, quando gli uomini non hanno più bisogno di tale surrogato, preferiscono scaricare la violenza fisica. Ciò si verifica quando la loro donna è talmente succube o impaurita da non costituire per essi alcun pericolo giustificante l’impiego del surrogato.
In altri termini, essi rinunciano ad usare la violenza sessuale verso tale donna in ragione di una loro valutazione complessiva della situazione in cui la coppia si trova.
Questo comportamento rispecchia perfettamente la famosa espressione di un boss mafioso che in dialetto siciliano diceva: "Comandare è meglio che fottere", dove la parola comandare in bocca ad un mafioso era ovviamente un sinonimo di violenza, prepotenza, morte.
Che le donne ricerchino il brivido del pericolo di violenza fisica, è indiscutibilmente dimostrato dal fatto che, per esse, l’uomo ideale è un uomo alto, forte, muscoloso, giovane, temuto dalla gente…che dia ad esse un senso di protezione.
Va infatti considerato che dà protezione un qualcuno che sappia contrapporsi alla ipotetica violenza ambientale di terzi; ovvero, un qualcuno che possieda una capacità di violenza anche maggiore di quella posseduta dagli altri. Il miraggio della donna è quello di neutralizzare la pericolosità di tale uomo mediante l’amore e poi gestirlo come una cosa propria. Una neutralizzazione attuata mediante la capacità di convincere tale uomo che è preferibile esercitare violenza sessuale, anziché quella fisica. Per raggiungere tale risultato ella si avvale ovviamente di tutti i rituali e tutte le convenzioni perbenistiche della società, atte alla instaurazione del cosiddetto sentimento dell’amore: "Ti amo, ti voglio bene…."!
Un amore eterno…..finché dura! Così recitava il titolo di un film dotato di indiscutibile comicità ironica.
D’altronde questo modo di essere, tipico delle donne (specialmente di quelle con il dorso del loro naso orientato alla loro sinistra nelle sue zone alte degli Ambienti Forti, vedasi Psicostasìa Fisiognomica) è vincente.
Esso esalta infatti la differenza di forza fisica tra la donna "piccina" (piccola e fragile….come diceva una famosa canzone) ed il "vero uomo" (gli uomini di piccola statura vengono infatti emarginati come "nani" o "mezze seghe"). Il vero uomo, nell’immaginario collettivo è infatti l’eroe bellissimo dei film sognato da tutte le donne; cioè quello che si vedeva abbracciato e ripiegato verso il basso a baciare la fanciulla di turno abbarbicata verso l’alto fino a quando, sullo schermo, appariva la mitica scritta "THE END" (che significava finalmente siamo tutti contenti….). Si è considerato "vincente" tale modo di pensare e di agire della donna, perché tali loro super uomini onesti, forti, bravi, giusti (ma soprattutto tanto buoni!) sono quelli che hanno l’inclinazione a destra del loro naso che è presente nella zona bassa, quella dove sono rappresentati gli ambienti ipo-deboli che essi determinano mediante l’imponenza del loro corpo. Ovvero, quegli uomini che riescono ad esprimere la loro maschilità solo in situazioni psicologiche di libertà. Cioè in quelle situazioni che si verificano quando essi si trovano davanti una donna alta la metà di essi, verso la quale (se fosse necessario a giustificare una eventuale mancata erezione) potrebbero dire: "Non mi ecciti, non sei abbastanza bella per uno bello come me! Sei tappa, sei grassa, sei racchia, sei piccola"!
In merito all’importanza della statura si ha, come legge universale valida per qualsiasi animale, che l’individuo tende a dominare perché la vita è consentita dalla possibilità di dominare l’ambiente. Quando a seguito di intrinseche proprietà l’individuo riesce a dominare solo i deboli (punta del naso a destra, superiorità della bocca solo nelle zone di estremità) egli tende a crearsi attorno a sé tali situazioni di ambiente debole.
Qui si parla dell’individuo come protagonista, ma è sottointeso che ad agire sul suo accrescimento corporeo sono le leggi di natura che sovrintendono l’equilibrio psico-biologico (interdipendenza tra la mente ed il corpo, auxologia).
Il modo più diretto di ottenere soprattutto situazioni ambientali Deboli consiste nello sviluppare il proprio corpo in modo da farlo diventare alto e forte.  Più l’uomo è alto e forte più, relativamente a lui, gli altri diventano deboli e perciò dominabili.
Per contro, più il corpo è piccolo, più l’essere umano si troverà quasi sempre a vivere in ambienti proporzionalmente pericolosi, cioè in Ambienti Forti.
Da questa legge deriva il fatto che se un uomo è piccolo egli è soggetto ad un’alternativa: o ha l’inclinazione a destra del suo dorso nasale nella zona degli Ambienti Forti (zone vicine al livello degli occhi), oppure subisce il dominio ambientale.
Nel caso non avesse tale inclinazione a destra negli Ambienti Forti, bensì avesse tale inclinazione a destra del suo dorso nasale solo nella zona bassa del naso (al livello delle narici), allora egli potrebbe esercitare il proprio dominio nell’ambiente nei due seguenti modi.
Il più diretto è quello di crearsi un corpo alto che, relativamente, determini attorno a sé un ambiente di persone basse, ovvero implicitamente deboli (con poca capacità di violenza fisica). Il secondo modo meno diretto (ovvero indiretto) è quello di "fare carriera", preferibilmente politica. In questo secondo modo l’individuo acquisirebbe una posizione elevata nella struttura gerarchica della società ed acquisirebbe, parimenti, quel potere di intimidire e di rendere deboli (incapaci di esercitargli violenza fisica) gli ambienti in cui vive.
Questa legge non ha alcuna eccezione nemmeno tra gli animali: più il corpo è grande, grosso, forte, più crea attorno a sé ambienti di riferimento proporzionalmente più deboli. Che poi in questi ambienti deboli l’animale (uomo) possieda la capacità di dominio (punta del naso a destra) e/o la superiorità derivante dalla capacità di violenza (le estremità della bocca), è un fatto indipendente, verificabile mediante le specifiche forme del suo naso e della sua bocca.
La regola (90%) è che tale accrescimento corporeo è finalizzato al dominio; l’eccezione (10%) è che tale accrescimento corporeo è finalizzato ad una difesa passiva.
Si ha comunque che, la ricerca da parte delle donne di un partner alto e atletico secondo queste sacrosante leggi di natura, comporta inevitabilmente che ogni tanto questi uomini fisicamente forti….usino la loro forza, ovvero esprimano sé stessi.
L’organismo non crea una forza fisica per non usarla…...
Siccome lo scopo della donna è quello di trasformare la violenza fisica dell’uomo in violenza sessuale, diventa la cosa più logica del mondo riuscire in questo intento con chi ha la capacità di esercitare la violenza fisica massima: appunto con uomini fisicamente forti, cioè alti, giganteschi.
Se si riesce a neutralizzare la pericolosità di costoro, si riesce infatti a neutralizzare anche gli uomini fisicamente meno pericolosi di essi.
Ecco pertanto che tali uomini, tipicamente bellissimi ed apparentemente ideali, possano però anche rivelarsi brutali, assassini, mostri bugiardi ed arroganti; d’altronde, questo è un fatto normalissimo che si verifica quando qualcuno che gode di una posizione di grande potere si trovi  a fronteggiare situazioni che possano ridurre i suoi privilegi; in questi casi, tale qualcuno non intende minimamente discutere se il suo potere è legittimo oppure usurpato: egli scarica disperatamente tutta la forza distruttiva che possiede, senza alcun limite alla sua slealtà, alla sua falsità, alla sua cattiveria.
"Il fine giustifica i mezzi" diceva il buon Macchiavelli!
Deriva da tali evidenze che, quella che per la donna è la sua fonte di godimento (cioè la violenza sessuale attinente le capacità distruttive di un uomo fisicamente grande e forte che vengono neutralizzate) è per lei anche una potenziale fonte di pericolosa violenza fisica.
Una violenza fisica che scatta appena tale uomo non ha più bisogno, in senso ampio, della sua donna abituale.
Ciò può avvenire per moltissime ragioni, perfino economiche.
Una ragione potrebbe essere quella che tale uomo ha trovato un’altra donna che gli faccia evitare "la solita minestra", che lo ecciti sessualmente di più (perché è più giovane, più docile, più affidabile, più bella), ovvero che gli fornisca argomenti più validi per rinunciare alla propria violenza fisica.
Un’altra ragione potrebbe essere quella della gelosia: ovvero, quella di un tradimento ipotizzato o consumato da parte della donna.
In questo caso l’uomo si trova inconsciamente a dire alla sua fedifraga sostanzialmente quanto segue: "Mi hai sempre fatto credere che mi amavi, e mi hai conseguentemente convinto che  tale amore avrebbe giustificato la mia rinuncia al potere di massacrarti di botte e di ucciderti; ed ora… ora vengo a sapere che la tua vita la metti a disposizione di un altro uomo che ritieni possa essere più pericoloso di me? Adesso ti faccio vedere io quali sono le mie  capacità di violenza fisica quando non sono più trasformate in violenza sessuale"!
E così si verifica un femminicidio.
Tali spiegazioni potrebbero non piacere, ma sono quelle che spiegano la realtà dei fatti.


Il rifiuto delle cose brutte

Nel mondo c’è sempre stata come c’è tutt’ora, tanta sofferenza, tanta ingiustizia, tanta bruttura.
C’è sempre stata la disperazione di tanti e la gioia di pochi.
Chi è felice tende a far vedere la sua gioia, la sua ricchezza, il suo potere, per ricevere rispetto, ammirazione, sudditanza.
Un piccolo esempio di ciò è espresso dagli innamorati, ai quali piace stare in mezzo alla gente; ai quali piace farsi vedere che sono felici, che si baciano, che hanno la fortuna di avere chi li ama.
Per contro, qualsiasi persona che incontrate e che sia sola, è sempre seria, non ride.
Ma soprattutto di tale persone, tristi e sole, ne vedete in numero minore del numero delle coppie felici: appunto perché, chi soffre, non ha niente di cui potersi vantare nella società in cui vive e per questo tende a nascondersi, a chiudersi in casa.
Questo è solo un infinitesimo esempio del concetto che viene mostrato ciò che è bello e viene nascosto ciò che è brutto.
Ciò significa che il mondo non è quello che vediamo; la realtà della vita comprende anche le cose brutte che non vediamo e che non vogliamo vedere per non perdere la nostra fiducia nella vita.
Vi siete mai chiesti perché, i film, hanno un così grande successo ai cinema o in televisione?
Pensate a quanti soldi girano attorno ai film!
Considerate quanti attori sono diventati miliardari con i soldi che la gente ha fatto avere ad essi andando a vedere i loro film!
La risposta del successo della cinematografia sta in una parola: "Fiction", cioè (secondo qualsiasi dizionario) finzione, falsità, o cosa non vera, inventata dalla fantasia.
In sostanza, cioè, la società umana vuole le cose belle: non ha alcuna importanza che esse siano favole, che esse non siano vere, che esse siano inventate! L’essere umano ha bisogno di illudersi per vivere. La realtà è troppo brutta per essere conosciuta: meno ce se ne rende conto e meglio è.
Il mondo della cinematografia ha grande successo, perché i film finiscono sempre come vuole lo spettatore: il trionfo della giustizia, il trionfo dell’amore, della bontà, dei belli, la vittoria dei buoni e la sconfitta di quelli brutti, sporchi e cattivi.
Altrimenti tali film lascerebbero la bocca amara e lo spettatore direbbe: "Quel film non mi è piaciuto, quell’attore non mi è simpatico, non andrò più a vedere i suoi film e chi ha fatto tale brutto film non vedrà più i miei soldi"!
Tale esempio degli spettacoli televisivi, dei documentari, dei film, dimostra che la nostra società è conseguentemente indottrinata da cose false. La nostra società è permeata da valori falsi, perché l’essere umano deve vedere la sua vita immersa solo tra cose belle, allegre, buone, giuste…. come la vita eterna in paradiso! Altrimenti non potrebbe più vivere.
Tornando all’argomento dei femminicidi, dunque, sarebbe obiettivo chiedersi perché, sia l’uomo che la donna, tradiscono il proprio partner appena si presenta l’occasione per poterlo fare.
La risposta è stata già data da quanto esposto precedentemente, ma viene ancora meglio definita da quanto segue.
Statisticamente, il fatto che una donna uccida il suo amante è meno frequente del fatto che un uomo uccida la sua compagna.
Tale maggiore frequenza dei femminicidi conferma l’esigenza innata della donna di tradire il suo compagno.
Un’esigenza di tradire l’uomo per rassicurare sé stessa di essere capace di ammansire anche altri uomini, tutti gli uomini, fornendo ad essi la disponibilità del suo corpo.
A tale scopo vediamo infatti che la donna è istintivamente portata a sedurre l’uomo, a dimostrare che ella è capace di suscitare l’eccitazione maschile in tutti gli uomini; ciò lo fa per esempio, con il mostrare all’uomo il suo seno, le sue gambe, le sue natiche, mediante vestiti scollati, minigonne, abiti attillati, costumi da bagno che lasciano completamente scoperte le natiche.
Un’esigenza di esibire il proprio corpo per fini seduttivi che è proporzionale alla sua possibilità di farlo.
Un’esigenza di tradire finalizzata a creare, appunto, quelle situazioni ambientali di "violenza pericolosa", da attenuare, da neutralizzare mediante la propria vagina o simile, svolgente la funzione di neutralizzare gli impeti fisici pericolosi dell’uomo.
Una maggiore propensione a tradire che è posseduta dalla donna per tre motivi.
Il primo è che la donna raggiunge l’orgasmo sessuale con maggiore difficoltà, e ciò la spinge a provarci con altri partner nella speranza di trovare quello che la faccia godere e, così, non temere che l’uomo si accorga che lei non prova piacere dalla violenza sessuale che "benevolmente, le viene concessa" dall’uomo.
Il secondo motivo alla base della maggiore propensione della donna a tradire è quello che il suo ruolo femminile è un ruolo da dominata, da sconfitta, da "cosa posseduta"; un ruolo che ella non accetta e che, pertanto, trasforma in un ruolo attivo con cui dimostrare che è lei che decide di darla (…..) a chiunque; con ciò ella intende mostrare che nessuno ha il possesso del suo corpo in esclusiva, ovvero che il corpo è suo e lo gestisce lei.
Il terzo motivo è basato sul fatto che, per fare all’amore, alla donna è sufficiente allargare le gambe. Per l’uomo è invece necessario che si verifichino le condizioni ambientali
che rivestano il valore di libertà di azione in cui tale uomo ha il suo dorso del naso inclinato a destra, da cui trae la sua maschilità: condizioni generalmente difficili da trovare e comunque realizzabili mediante un corteggiamento non sempre agevole, né garante di successo, né di tempi rapidi.










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